Lo confesso: ho fatto un saltino sulla sedia. Un inevitabile «Ma come?» mi è sfuggito ad alta voce.

Le headlines serie e autorevoli dell’informazione mondiale (non mi riferisco perciò ai media italiani…) hanno dato opportuno risalto, in queste ore, alla visita a Taiwan di Nancy Pelosi, speaker della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti d’America. Non intendo rivolgere la mia attenzione su quella che – in tutta sincerità – è una pura provocazione nei confronti della Cina, tanto per placare un po’ gli animi: decine di editorialisti decisamente più autorevoli hanno già espresso le loro opinioni in merito all’opportunità di intraprendere un viaggio del genere, peraltro non così urgente considerando che l’ultimo passaggio del presidente della Camera bassa del parlamento statunitense a Taipei è datato 1960…

Torniamo al saltino sulla sedia e al «Ma come?» esclamato di getto: mi sono sfuggiti quando ho scoperto – con grande stupore – che l’italoamericana Pelosi ha 82 anni!

Mi è tornato in mente tutto l’armamentario sfoderato storicamente in Occidente per tentare di demolire la reputazione, specie a partire dagli anni ’80 del secolo scorso, dei leader comunisti al potere nell’Europa orientale: uno degli argomenti più utilizzati per “spaventare” l’opinione pubblica e marcare la distinzione fra “noi” e “loro” era l’elevatissima età media dei componenti della classe dirigente, al punto che l’avvento al potere di Michail Gorbaciov nell’allora Unione Sovietica ad “appena” 54 anni fu subito avvertito alla stregua di una ventata di freschezza… Era il 1985: due anni più tardi, nel 1987, Nancy Pelosi fu eletta in Parlamento per la prima di 16 volte! 16 mandati!

Ora, tenendo conto che Joe Biden, presidente della repubblica (almeno sulla carta) ha 79 anni e fu eletto senatore per la prima volta nel 1972, forse è il caso di fare qualche riflessione…

In un mondo che corre alla velocità della luce, nel quale gli Stati Uniti d’America con 329.5 milioni di abitanti rappresentano solo il 4% della popolazione totale, immaginare che a guidare le scelte e le azioni del Governo Usa siano persone molto avanti con l’età è quantomeno straniante, se non imbarazzante: il ministro del tesoro Janet Yellen ha 75 anni, quello della difesa Lloyd Austin ne ha 69, il titolare del dipartimento dell’agricoltura Tom Vilsac 72

D’accordo, i tempi sono cambiati ed un 70enne di oggi non è paragonabile ad un coetaneo del 1990 ma non erano i sovietici e i loro alleati dell’est quelli governati dagli ottuagenari? È questo, forse, un “simpatico” gerentocomio?