Capita spesso, troppo spesso, che i giornalisti apprendano per vie traverse dell’avvenuto svolgimento di alcuni eventi che oggettivamente – in ragione della loro rilevanza – avrebbero meritato di essere annunciati, seguiti e approfonditi. Questo accade con maggiore frequenza, da alcuni anni, un po’ ovunque in Italia. Tra i motivi di questa “dispersione”, innanzitutto, c’è la disabitudine – che riguarda purtroppo una quota sostanziosa degli organizzatori di appuntamenti anche importanti – a immaginare la necessità di affidare la comunicazione dell’evento a professionisti.

Prevale l’idea del tutto contorta che “annunciare” l’appuntamento con una semplice pubblicazione della locandina o della brochure anche solo sull’account personale di uno o più organizzatori equivalga ad aver informato addetti ai lavori e pubblico interessato. Nulla di più discostante dalla realtà, specie se si considera che i giornalisti – in particolare chi lavora con ritmi frenetici – di solito non bivaccano sui social.

Vale la pena, quindi, aiutare il lettore e il potenziale organizzatore di eventi a comprendere quali semplici meccanismi disciplinino realmente il rapporto con i giornalisti. Sembra doveroso, a un certo punto, provare a fornire pubblicamente la risposta eloquente alla domanda che talvolta ci sentiamo fare: «Ma perché non sei venuto?». Semplice: perché non sono stato invitato!

Pubblicare una locandina sul proprio account o su una pagina Facebook come su Instagram non significa invitare i giornalisti!

Far girare un comunicato stampa ad un mailing list infinita senza specificare espressamente la volontà di accogliere la persona contattata via mail non significa invitare i giornalisti! 

Far girare un comunicato stampa o un messaggio predefinito tramite lista broadcast di Whatsapp non significa invitare i giornalisti!

Al contrario, telefonare ad un giornalista per invitarlo significa invitarlo. Scrivergli un messaggio tramite Whatsapp per invitarlo significa invitarlo. Mandargli una mail contenente un chiaro invito significa invitarlo.

I giornalisti – quelli che svolgono la professione cercando di difenderne la credibilità complessiva, già a brandelli da decenni – gradiscono sapere che la propria presenza è gradita prima di presentarsi in un luogo, ad un appuntamento, ad un evento che – per quanto pubblico e virtualmente aperto a tutti – potrebbe riservare loro insidie e scarsa disponibilità all’interazione da parte degli organizzatori. Per quale motivo un giornalista dovrebbe recarsi ad assistere ad un evento del quale non è stato neppure preventivamente informato? Quale copertura potrebbe riuscire a riservare ad una manifestazione i cui promotori non si sono neppure “degnati” di invitarlo?

Il diritto di cronaca, sia chiaro, è sacrosanto e per una miriade di situazioni contingenti il giornalista ha il dovere di “cercare la notizia”, specie se di grande interesse pubblico. Questo lo facciamo (e continueremo a farlo) tutti noi che svolgiamo la professione con grande solerzia. La disabitudine da parte di molti organizzatori di eventi all’idea di instaurare un rapporto con i giornalisti è preoccupante, specie se affiancata al deprimente fenomeno dei “finti giornalisti”, ovvero di soggetti che, alle volte senza alcun titolo e in assenza di un “incarico” (perché non scrivono per alcuna testata e non riportano da nessuna parte i loro resoconti degli eventi), presenziano a diversi appuntamenti ai quali nessuno, naturalmente, li ha invitati deformando la percezione di una copertura giornalistica che nella realtà non è garantita.

Individui di questo tipo, soprattutto nelle grandi città, si manifestano in particolare negli eventi che prevedono il buffet… Più in generale sono soliti intrufolarsi senza alcun motivo, confondendosi con chi è lì per lavorare sul serio e creando anche imbarazzo, probabilmente convinti che farsi vedere ovunque possa abbindolare qualche buontempone o più banalmente sfaccendati al punto di avere tanto tempo libero a differenza di chi è costretto a ritagliarsi i minuti della pausa pranzo per star dietro a tutte le splendide incombenze del mestiere…

Ecco, a pensarci bene non è un caso che a non invitare i giornalisti siano soprattutto quegli organizzatori di eventi che sembrano andare più d’accordo con i “professionisti dell’intrusione”.

P. S. Qualsiasi promotore di iniziative si sentisse tirato in ballo da questa riflessione sull’incapacità di gestire i rapporti con i giornalisti ha l’opportunità di contattarmi in privato: non la sprechi…