Forse qualcuno ha immaginato che la mia presunta “assenza” dal web e gli impegni di un fine settimana già abbastanza intenso avrebbero favorito il passaggio in cavalleria dello schifo che si è verificato, ancora una volta, in via Nazario Sauro a Bisceglie. Sarò diretto perché di tempo da perdere ce n’è veramente poco e corre l’obbligo, considerando che quest’estate torrida e interminabile è comunque destinata a concludersi, di sollecitare il dibattito costruttivo a proposito di un problema purtroppo irrisolto. Perché diavolo sono sufficienti pochi minuti di pioggia battente a rendere di fatto inservibile una delle arterie cruciali per il traffico veicolare in città?

Risale al 2015 la prima, clamorosa fuoriuscita di deiezioni dai tombini del fronte porto. Era una domenica e ne fui testimone in prima persona fotografando il misfatto a bordo della mia auto mentre ero diretto al PalaDolmen per una gara interna dei Lions. Ricordo ancora l’ironia che sopraggiunse fra gli amici nel momento in cui, dovendo costruire il pezzo sul web per Bisceglieindiretta, mi posi il problema dell’opportunità di evitare l’utilizzo del termine “merda”, che temo oggi sarebbe persino sdoganato nel titolo di un articolo. Lo spiacevole spettacolo si è verificato di nuovo nel 2020, curiosamente proprio il 23 settembre, la stessa data di sabato scorso. Gli episodi critici, in realtà, abbiamo smesso di contarli e con l’andare del tempo sono divenuti meno appetibili sotto il profilo della notiziabilità al punto che la mancata enfasi potrebbe suonare quasi da “assoluzione” per coloro i quali dovrebbero rispondere dei continui disastri e trasmettere la spiacevole sensazione di un evento infausto da far passare in secondo piano allo scopo di non irrigidire chi gestisce il potere.

Un problema che si trascina da troppo tempo

Via La Marina e via Nazario Sauro, questo dev’essere chiaro per onestà intellettuale, riservano problematiche idrogeologiche da decenni a causa della loro posizione e delle evidenti lacune emerse in fase di realizzazione dei collegamenti idrici e fognari. I successivi interventi, al momento, non hanno impedito che con il primo acquazzone si allagasse tutto, in uno sgradevole mix tra fogna, acque piovane e mare. Quello che fa la differenza e in sostanza fa incazzare parecchi biscegliesi (compresi coloro che lo hanno votato e rivotato) è il comportamento assunto dal sindaco Angelantonio Angarano a questo proposito: le parole con cui nel luglio 2022 il capo dell’amministrazione ha salutato alcuni lavori effettuati nella zona definendoli storici e assicurando che non ci sarebbero stati più allagamenti gli si sono puntualmente ritorte contro.

Lo scempio perpetrato ai danni dei residenti di via La Marina e delle zone limitrofe, sul quale ho ironizzato a giusta ragione fino a chiedere sui social, a un certo punto, una percentuale sul petrolio che sembrava si stesse estraendo tanto era il tempo trascorso, ora grida vendetta. Lo abbiamo capito tutti (e molti di noi, in tutta sincerità, se l’aspettavano) che i problemi non si sarebbero risolti. Via La Marina, al contrario di quello che sostiene il primo cittadino, ora ha persino meno possibilità di deflusso delle acque piovane rispetto al passato… Nessuno me ne voglia ma non c’è bisogno di essere esperti del settore per rendersi conto dell’insufficienza dei provvedimenti assunti.

Che si fa se…?

Ora, però, al netto delle polemiche politiche ho provato a porre un tema dalle colonne del Quotidiano di Puglia facendo un eloquente riferimento allo scenario di un eventuale nubifragio in corrispondenza dei momenti di ingresso o di uscita di centinaia di persone, fra studenti e insegnanti, dal plesso del rione Salnitro che ospita temporaneamente la scuola media “Riccardo Monterisi”. Cosa si rischia se dovesse piovere in modo molto consistente intorno alle 8 del mattino o verso le 13? Quali modalità operative andrebbero osservate per scongiurare una situazione di pericolo? Come si gestisce un’ipotesi del genere se pensiamo alle centinaia di auto che posteggiano ai bordi di via La Marina e via Nazario Sauro nei minuti cruciali dell’afflusso e del deflusso della popolazione scolastica? Di questo, credo, dovremmo occuparci innanzitutto noi giornalisti: porre domande.