Sono riuscito a fotografarla di sfuggita.
Voglio sperare che sia ancora lì, su quel balconcino in vico Imbriani, a Bisceglie.
Quella bandiera palestinese, esposto in modo discreto, quasi a non voler “disturbare”, vale molto più di tante dichiarazioni stucchevoli e vale almeno quanto i vessilli israeliani collocati ovunque, in maniera ipocrita. No, quella bandiera non disturba: quella bandiera rappresenta il diritto di un popolo a rivendicare la sopravvivenza, la terra e il riconoscimento unanime.
Quella bandiera vale la speranza che l’Europa rialzi la testa, smetta di fare il tifo come se la questione israelo-palestinese fosse una competizione sportiva e dia finalmente un senso alla sua esistenza diventando interprete principale di una necessaria mediazione, non l’espressione a tratti disarmante di una specie di “curva” con tanto di offese e accuse ridicole nei confronti di coloro che semplicemente “osano” parlare di pace.
Quella bandiera avrebbe dovuto campeggiare esattamente al fianco di quella di Israele nella più compiuta realizzazione del ruolo che forse la stragrande maggioranza dei cittadini europei vorrebbe che le istituzioni continentali svolgessero: quello di pacificatori. L’Unione Europea, frutto di intenzioni lodevoli, ha smarrito la sua ragion d’essere e non fa altro che dimostrarlo quotidianamente con comportamenti opposti alle idee dei suoi padri fondatori.