Ho scelto volutamente di prendermi qualche giorno in più proprio per comprendere meglio cosa sarebbe rimasto, nella mente e nel cuore, delle intense ore piacevolmente trascorse insieme ad Alice Pignagnoli. Averla conosciuta è stato un onore e ha rappresentato innegabilmente un momento significativo di riflessione, crescita personale e motivazionale.

L’atleta reggiana ha raggiunto Bisceglie giovedì 16 novembre su invito di Maria Rita Gentile, eletta da poche settimane alla presidenza della sezione cittadina della Fidapa (federazione italiana donne arti professioni affari). Pochissimi istanti sono stati sufficienti a cogliere il senso profondo di quanto mi aveva già lasciato la lettura di “Volevo solo fare la calciatrice”, il racconto autobiografico di un’esistenza contrassegnata dalla tenacia, dalla forza di volontà, dalla capacità di credere sempre in sé stessi.

La storia di Alice Pignagnoli, divenuta nota al grande pubblico per il clamore suscitato dal rientro in campo ad appena 100 giorni dal parto cesareo e, in seguito, a causa del mancato rinnovo contrattuale alla notizia della sua seconda gravidanza, è la cifra perfetta dell’attuale condizione dello sport al femminile in Italia. La massiccia partecipazione di pubblico all’evento che si è svolto nelle Vecchie Segherie Mastrototaro ha assunto un valore notevole, specie in considerazione dei numerosi interventi, delle domande rivolte all’ospite, dell’eterogeneità di una platea molto attenta e sensibile ai temi toccati, del non trascurabile successo riscontrato anche attraverso le vendite del libro, che consiglio a tutti di acquistare e leggere. Una conversazione che ho provato a condurre nella consapevolezza della necessità di “raggiungere” le giovani calcettiste del New Bisceglie Girls come i tecnici più navigati, le donne più attive nell’associazionismo e nel sociale e al tempo stesso la platea degli appassionati.

Dialogare di diritti, conquiste ed esempi di emancipazione femminile non può che far bene all’esigenza di tramutare quelle che sembrano eccezioni in normalità. Ecco perché ritengo sia importante utilizzare occasioni propizie per elevare il livello del dibattito, abbandonando il cliché delle “semplici” rivendicazioni (legittime, sia chiaro) e portare la discussione sui piani della concretezza. Dovrebbero comprenderlo, in particolare, coloro che si occupano di promuovere l’immagine della donna: c’è bisogno di passare ad un linguaggio nuovo, e non mi riferisco alla declinazione di qualsiasi termine al femminile.

Un linguaggio nuovo nei rapporti intergenerazionali e un approccio emotivo più realistico al confronto con la società di oggi, intriso di parole chiare e capacità di confronto. L’ennesima conferma l’abbiamo avuta la mattina di venerdì 17 nel corso dei dibattiti organizzati negli auditorium dell’istituto “Sergio Cosmai” e del liceo “Leonardo da Vinci” di Bisceglie, toccando argomenti diversi e cercando di imbeccare la curiosità degli studenti. Conquistare l’attenzione e la fiducia di un/una sedicenne non è facile senza partire dal presupposto di doversi calare nei panni dei ragazzi.

Tante sono state le domande rivolte ad Alice Pignagnoli durante quei due incontri, tantissime quelle alle quali la calciatrice si è trovata a rispondere in direct sui social, niente affatto sorpresa dalla circostanza. «Vito, fanno così» mi ha confidato, spiegando che le capita spesso di ricevere richieste di contatto e interrogativi in quella modalità. Siamo una società di stigmi e paradossi, nella quale un adolescente evita di porre un quesito ad un adulto mentre è davanti ai suoi coetanei perché persino fare le domande pare essere divenuto “da sfigati”. Rendere quelle occasioni più frequenti e, in generale, cambiare il paradigma degli appuntamenti pubblici evitando che finiscano con il parlarsi addosso e in modo vuoto è compito delle associazioni e di coloro che sono chiamati a gestire le discussioni.

Alice Pignagnoli ha definito con l’espressione “sogni conformabili” le aspettative “classiche” di realizzazione della donna in Italia. Cominciamo tutti quanti ad abbandonare i linguaggi conformabili gli atteggiamenti conformabili, gli sguardi “snob” e mettiamoci a confronto con quello che c’è là fuori, come fa da sempre la calciatrice emiliana alla quale non basterà il più sincero dei “grazie” per dare atto di quello che ha saputo trasmettere, tanto che l’augurio è piuttosto un “a presto” per tornare sul territorio a raccontare il suo vissuto personale.

Foto di Patrizia Bruno