Abbiamo chiuso il quadro. Ci mancavano soltanto le mie considerazioni sulla vicenda che ha letteralmente appassionato, infervorato, inferocito, attorcigliato e diviso i biscegliesi nelle ultime ore: il ponte ciclopedonale di via della Repubblica.

Un’opera della quale è stato raccontato e seguito, minuto per minuto, il trasporto a bordo di un veicolo speciale. Si è scritto e parlato di code provocate dal passaggio del prezioso convoglio lungo la statale 16 bis. Si sono analizzate le possibili ripercussioni per il traffico veicolare in città a causa della momentanea chiusura di un tratto di via della Repubblica. Mirabili “colleghi” si sono avventurati, a sprezzo del pericolo, nelle immediate vicinanze della mastodontica realizzazione durante i lavori di posizionamento da parte dell’impresa. La vibrante polemica sul semaforo provvisoriamente rimosso all’altezza dell’incrocio con corso Umberto I ha emozionato le genti, tenendo tutti con il fiato sospeso fino alla risoluzione positiva della questione con il reintegro dell’impianto. Chiunque, sui social, si è sentito in dovere, oltre che nel pieno diritto, di sfoderare le proprie (indiscutibili!) conoscenze ingegneristiche, architettoniche e urbanistiche ed esprimersi nel merito. E mentre i più arditi si sono sbilanciati reclamando la primogenitura dell’eventuale denominazione “Ponte dei sospiri”, evidentemente frutto di un enorme sforzo di fantasia, gli ultrà del sindaco Angelantonio Angarano, dopo aver concluso i selfie davanti al ponte non ancora montato, hanno ammonito i detrattori e promesso liste di proscrizione nel caso di successivi ripensamenti, difendendo la “straordinaria magnificenza” del ponte.
Ne consegue che aggiungere qualcosa di realmente interessante a un tale diluvio di informazioni spesso prive di contesto e di considerazioni personali sconclusionate e poco attinenti alla realtà sarebbe impresa complicata per chiunque. Correrò volentieri il rischio.

Il dibattito è viziato da una generale sottovalutazione di alcuni dati: quel ponte ciclopedonale è compreso in un più articolato progetto di riqualificazione del rione Santa Caterina e del fronte porto, che ha visto la luce quasi 20 anni fa e nel quale figura anche la pedonalizzazione di via Mercadante, sulla quale è sempre meglio tornare lontano dai pasti per evitare spiacevoli inconvenienti gastrici… Ciascuno ne tenga conto per valutare l’effettiva obsolescenza degli interventi effettuati adesso rispetto all’epoca in cui erano stati ipotizzati. L’utilità del ponte, se ci fermiamo a fotografare la situazione attuale, è oggettivamente pari a zero: via Prussiano e tutta l’area dell’ex Macello non sono state ancora riqualificate, la zona attigua a via dei pescatori andrebbe bonificata (in tutti i sensi!) e chi ironizza apertamente sui vantaggi che potrebbero derivarne per gli “spaccini” a bordo delle bici elettriche in un più rapido attraversamento di due aree della città ai fini delle “consegne” purtroppo potrebbe non essere così lontano dalla realtà… Guardando con lungimiranza si scoprirebbe una certa utilità di quel passaggio soprattutto nei mesi estivi ma con tutta la buona volontà possibile, contrariamente a quanto affermato da Angarano e ripetuto dai componenti della sua curva, quella struttura in legno priva di trasparenze non pare prestarsi più di tanto al ruolo di suggestiva attrazione turistica. I tentativi iniziali di promozione, magari, sortiranno un leggero rimbalzo di notorietà che si affievolirà inesorabilmente. L’unica vera preoccupazione riguarda l’impellente necessità di installare sistemi di videosorveglianza per la deterrenza dei temuti fenomeni vandalici, in particolare del pericolo di lancio di sassi e oggetti dal ponte verso gli automobilisti in transito su via della Repubblica. Qualcuno deve pur scriverlo chiaramente, così come non si può sottovalutare un’altra situazione che si verificherà nei prossimi mesi: si è pensato a disciplinare o addirittura vietare la permanenza sul ponte nelle occasioni in cui saranno sparati fuochi d’artificio? Qual è il massimale di peso che il ponte può sostenere? Mi auguro con tutto il cuore che le contromisure siano già state studiate ma se ciò accadrà soltanto a seguito della lettura di questo articolo sarei contento di sentirmi raccontare una bugia, purché si provveda. Mi raccomando.

Mi sono chiesto, in questi giorni, cosa si sarebbe scritto sui social se fossero esistiti ai tempi in cui fu costruito il famigerato ponte di strada Macchione, opera accessoria della statale 16 bis realizzata nel 1990 (al costo di diversi miliardi di lire) per consentire un più rapido accesso ad alcuni terreni agricoli in direzione Corato e completamente superata in termini di utilità dagli avvenimenti successivi. Quella struttura, però, ha saputo dare tanta gioia e felicità ai biscegliesi diventando meta fissa per la camporella e nessuno, oggi, si sognerebbe di farla demolire malgrado sia transitata da poche decine di mezzi al giorno.

La morale di tutta questa bizzarra pantomima di provincia, a volerla trovare, è che viviamo un presente di immediata esecutività (come si dice in consiglio comunale per validare un provvedimento appena votato) ma restiamo ancorati ad un passato di nodi irrisolti. Proviamo a guardare lontano, smettendola di dividerci in “guelfi” e “ghibellini” per un ponte al quale dopo le festività natalizie avremo fatto l’abitudine e immaginiamo una Bisceglie del futuro più efficiente e finalmente vivibile: strade pulite e percorribili, marciapiedi non divelti, segnaletica chiara, percezione di sicurezza. E per favore, la si finisca con il proporre continuamente il mare, il sole, i tramonti, le chiese, i monumenti e le risorse naturali come “cartolina”: la qualità della vita cresce con tutto il resto, con quello che tocca realizzare quotidianamente in termini di senso civico e intorno ad una visione di città. Se qualcuno non lo ha ancora capito, stiamo veramente freschi…
La qualità della vita si migliora con le comunità energetiche, con l’estensione delle zone pedonali nel centro storico, con l’adeguamento delle scuole e degli impianti sportivi agli standard mondiali (non europei: mondiali). Il bello che c’è già va tutelato, ci mancherebbe altro: guai però illudersi che non sia urgente rendere bello ciò che adesso non lo è. Il ponte ciclopedonale che sovrasta già via della Repubblica oggi come oggi non è utile e non è bello ma questo non colpevolizza chi crede il contrario e non assolve chi la pensa come me: tocca alla comunità intervenire per dare un senso ad un’opera che altrimenti resterà priva di significato. Anche perché andare in camporella d’inverno, a piedi o in bici, riesce un po’ scomodo…

Foto dal profilo social di Onofrio Musco