Aumentano ma non come nel resto d’Italia le imprese condotte da stranieri in Puglia, dove si registrano le province con l’incidenza di crescita più bassa, con Foggia che si ferma al 4.5%, Taranto al 4.4%, Bari al 4.3%, Barletta-Andria-Trani al 2.5%, a testimoniare quanto gli arrivi di stranieri in Puglia siano legati principalmente alla stagionalità delle lavorazioni in campagna per periodi limitati nel tempo. A darne notizia è Coldiretti Puglia, sulla base dei dati Unioncamere-InfoCamere aggiornati al 30 giugno 2023 relativi alle aziende straniere iscritte al Registro delle imprese delle Camere di commercio.

Gli occupati stranieri sono ben rappresentati nel settore agricolo in Puglia, dove si concentrano per il 23.6% contro il 7.8% degli italiani, con la manodopera extracomunitaria in agricoltura – nonostante il calo progressivo negli ultimi 5 anni – che resta determinante nelle coltivazioni arboree (frutta e viticoltura, 53.8%) e nelle colture orticole (fragole, meloni, insalate, pomodori, radicchio, 17.7%), con i braccianti extracomunitari che hanno per quasi l’88% una occupazione stagionale e rappresentano circa il 10% dei lavoratori dipendenti regolarmente impegnati in agricoltura.

Si tratta di lavoratori che spesso da anni collaborano con le imprese agricole italiane e che ogni anno attraversano il confine per poi tornare nel proprio Paese. Un’esigenza che si è fatta stringente per la mancanza di manodopera italiana.

«Nelle campagne servono – sottolineano da Coldiretti – figure specializzate come i trattoristi, i serricoltori, i potatori ma anche raccoglitori per le verdure, la frutta e la vendemmia. Non vanno dimenticati poi i nuovi sbocchi occupazionali offerti dalla multifunzionalità che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agri-asilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agri-benessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili».

Per Coldiretti «è importante affrontare il tema della disponibilità di manodopera con una gestione dei flussi più efficiente partendo dal decreto triennale che può dare una grande mano tenendo conto che non solo si passa dalle 42 mila unità di lavoro stagionale alle 82 mila del 2023 fino alle 90mila del 2025 ma soprattutto che le quote riservate alle associazioni agricole per i loro soci passano dalle 22.000 unità dell’anno scorso e raggiungono le 40.000 quest’anno, assicurando alle imprese la certezza di poter avere a disposizione lavoratori regolari e di non subire la concorrenza sleale di chi sfrutta le persone».