Questa riflessione non può che essere aperta dal meritato apprezzamento per l’impegno profuso. Trovare un’espressione così inopportuna, inutile e poco rappresentativa per il territorio dell’area che comprende le più popolose città a nord di Bari estendendosi fino ai confini con la Capitanata non era semplice ma la politica pugliese, ancora una volta, ha saputo offrire una sontuosa prova di inettitudine.

Far rimpiangere persino ad uno come me, rimasto forse l’ultimo sostenitore dell’idea di una provincia autonoma dal capoluogo regionale, l’insulso appellativo “nordbarese” con il quale purtroppo ci si sente definire ancora troppo spesso, è un’impresa ma l’introduzione dell’assurdo quanto presunto toponimo Costa Sveva ha superato le peggiori aspettative.

Il consiglio regionale, assemblea nella quale siedono – giusto ricordarlo in questa occasione – 7 cittadini della Bat (fra cui il primo presidente eletto della Provincia) e un molfettese, ha deliberato la terrificante istituzione del nuovo “brand”, disponendo l’erogazione di “ben” 200 mila euro «per l’avvio delle attività di promozione del brand territoriale» con l’obiettivo di un «incremento dell’attività turistica» e della «identificazione del comprensorio».
Chiedersi quale criterio sia stato seguito per includere in quest’area Canosa o le due ex foggiane Margherita e San Ferdinando ma non Trinitapoli, unico comune della Bat escluso, è un esercizio del tutto vano se si parte del presupposto che denominare “Costa” un territorio nel quale le città bagnate dal mare sono addirittura meno di quelle che non vi si affacciano suona abbastanza ridicolo. Non regge nemmeno, d’altronde, la giustificazione relativa all’uso del termine “Sveva”: tanto valeva, per esempio, inserire anche Lucera… Lo stesso richiamo, per quanto indiretto, all’esperienza tragicomica di Puglia imperiale (una pagina agghiacciante nella storia delle città aderenti) non è sicuramente di buon auspicio.

Bisceglie, Andria, Barletta, Trani, Margherita di Savoia, San Ferdinando di Puglia, Canosa di Puglia, Minervino Murge, Spinazzola, Molfetta, Corato e Ruvo: 12 comunità “vittime” dell’ennesima decisione priva di logica, assunta dalla politica e dalle propaggini di una burocrazia ottusa senza alcun tipo di valutazione concreta sul da farsi, sulle ripercussioni di tali scelte, sugli obiettivi. Verrebbe voglia, in un delirio altrettanto autodistruttivo, di consegnarsi spontaneamente a Decaro ed alla sua Area Metropolitana (nella quale Bisceglie, Trani, Andria e Barletta racimolerebbero ancora meno briciole di quelle che raccattano oggi facendo provincia a parte) ma in attesa di ritrovarselo presidente della Regione nessuno dei sindaci in carica interessati alla candidatura nelle sue liste ha commentato la geniale delibera con cui il consiglio ha istituito “Costa Sveva”. Una cavolata terrificante o, se si preferisce, ciò che è perfettamente rappresentato da “La corazzata Kotiomkin” di fantozziana memoria.