Tanto indiscutibili le qualità di colui che è stato individuato per assumere la guida tecnica quanto incomprensibili le tempistiche seguite. Stefano Rajola è il nuovo allenatore della Pallacanestro Ruvo ma si fatica, oggettivamente, a capire perché questa scelta sia stata compiuta soltanto lunedì sera e annunciata nel tardo pomeriggio di martedì, quando erano già trascorsi ben 15 giorni dall’esonero di Federico Campanella. Oltre due settimane volate via con la squadra affidata a Gianpaolo Ambrico, assistente promosso a capoallenatore in un momento delicatissimo della stagione. Le due pesanti sconfitte rimediate in casa contro Faenza e sul parquet di Ozzano, inframezzate dal successo sul parquet del fanalino di coda Taranto, hanno complicato la situazione di classifica di uno degli organici ritenuti, a giusta ragione, tra i favoriti per il salto in A2. Un team costruito con ambizioni eloquenti e tutt’altro che sottaciute, capace di centrare la finalissima di Supercoppa e la Final Four di Coppa Italia oltre che in vetta alla graduatoria del girone B di Serie B Nazionale per larghi tratti della regular season.


Un roster allestito con notevoli investimenti economici facendo fronte a ingaggi elevatissimi per portare a Ruvo giocatori vincenti, di alto lignaggio, dal passato molto importante… e dalla carta d’identità non trascurabile. Se la decisione di allontanare l’apprezzato Campanella dopo la brutta sconfitta nella semifinale di Coppa contro la Libertas Livorno e il kappaò interno in campionato con Faenza è parsa a molti tifosi e a quasi tutti gli addetti ai lavori come minimo sproporzionata, in ragione delle valutazioni su un gruppo falcidiato dagli infortuni e comunque in piena corsa per la leadership, la gestione successiva ha generato sinceramente più di qualche perplessità. Quasi nessuno avrebbe immaginato di vedere, con tutto il rispetto nei confronti della persona e della sua professionalità, il vice Ambrico responsabilizzato ed elevato a quel ruolo, considerando le mire della società e gli sforzi finanziari compiuti che avrebbero suggerito l’immediato ricorso ad un altro allenatore fra i tanti disponibili. Non è un caso che fra gli addetti ai lavori, una volta appreso della clamorosa cacciata di Campanella, si fosse acceso l’interesse per scoprire il nominativo di chi lo avrebbe sostituito entro 48 ore. E invece la dirigenza ruvese (mai come in questa vicenda è impossibile specificare dei nominativi, dato che nessuno si è esposto personalmente e parlare con i giornalisti non sembra più contemplato) ha tenuto Ambrico salvo ripensarci, evidentemente, in seguito al kappaò di Ozzano. Toccherà perciò a Rajola provare a dare la sua impronta su una formazione ora più indecifrabile che mai, circondata da un costante ed anacronistico alone di mistero sulle condizioni fisiche dei suoi giocatori, delle quali non sono informati prima di tutto i tifosi che pure non hanno mai fatto mancare il loro supporto sugli spalti nelle partite casalinghe.


L’ultima gara ha evidenziato le assenze di Boev e Ghersetti (fra i dieci a referto ma infortunati di lungo corso), i forfait inattesi di Traini e Deri (dei quali non si sapeva nulla) e l’uscita dal campo di Contento per un nuovo risentimento alla caviglia nel secondo quarto. Domenica bisognerà battere Lumezzane fra le mura amiche mentre nell’ultima giornata i biancazzurri saranno di scena a San Severo. Conquistare il primo posto, o in alternativa il secondo, significherebbe evitare le due livornesi in semifinale a prescindere dal tabellone in cui si finirebbe, presupponendo più agevoli gli incroci con una delle due compagini di Montecatini (compresa la Herons vincitrice della Coppa Italia). Restano le evidenti incognite sul numero degli arruolabili nell’immediato e dei recuperabili, sull’incidenza della fatica in vista di playoff con gare ravvicinate anche a distanza di due giorni ma soprattutto sulla capacità dell’ambiente di ritrovare serenità ed equilibri che paiono essere stati perduti nelle ultime settimane. Stefano Rajola ha accettato una sfida stuzzicante e merita i migliori auguri come tutta la piazza di Ruvo.