La segreteria di Bartolo Sasso è quanto di meglio potesse capitare al Partito Democratico di Bisceglie, trasformato nel corso di questi anni da zimbello della politica del territorio a riferimento solido e credibile. Un miglioramento talmente evidente e oggettivo da trovare concordi persino coloro che sono agli antipodi rispetto ai dem.

Il certosino e paziente lavoro di ricucitura delle lacerazioni, dei conflitti e dei veti incrociati che l’imprenditore ha svolto nell’esercizio del suo incarico varrebbe da solo la riconferma almeno per altri quattro mandati ma soltanto chi non conosce (o minimizza) il tafazzismo di certi settori del Pd biscegliese può reagire con stupore nell’apprendere che il segretario sarebbe stato addirittura messo in discussione. Del resto, Sasso ha “osato” guidare il partito ad un successo mai avvicinato neppure con il binocolo, costruendo la lista più suffragata alle ultime amministrative, eleggendo un consigliere comunale con oltre 800 preferenze individuali e ottenendo, in virtù dell’accordo con la coalizione poi risultata vincente, anche un assessorato. Quando è troppo, è troppo…

Il diretto interessato, peraltro, non ha mai nascosto la disponibilità a farsi da parte e questo gli fa onore. Sarebbe molto curioso comprendere chi, candidandosi a sostituirlo, si dichiarerebbe pronto a garantire almeno la stessa capacità di mediazione mostrata e il medesimo impegno profuso da Sasso. D’altronde, considerando che per conquistare la segreteria cittadina dem occorrono più dei 4 voti a testa stimabili – nella migliore delle ipotesi – per ciascuno degli aspiranti sostituti che lo contestano, non sarà difficile convincerlo a riproporsi e lasciare che vinca per acclamazione.

Le tragicomiche vicissitudini del Pd di Bisceglie hanno contribuito a vivacizzare il mio lavoro di analista politico fin dall’ormai lontano 2007: non pochi, fra i pezzi più ricordati e ancora oggi citati per il contenuto di alcuni passaggi, riguardano proprio i dem. L’elezione a segretario di Bartolo Sasso ha gradualmente e inesorabilmente modificato quell’alone di diffusa ilarità che aveva sempre circondato le incredibili vicende biscegliesi del Partito Democratico. Per il quale non ho mai votato, e non farò certo un’eccezione alle europee.

Sono giorni difficili e tormentati per il Pd pugliese, attraversato dall’ennesima crisi di credibilità, conseguenza diretta di scandali talmente pesanti che neppure un sistema mediatico territoriale nella gran parte dei casi palesemente schierato in suo favore ha potuto ignorare. Non è chiaro, al momento, se si tratterà di una buriana o di una tempesta prolungata.

La virtù che Sasso ha dovuto esibire maggiormente in questi ultimi anni è senza dubbio la pazienza. Ce ne vorrà ancora parecchia, sullo scenario politico cittadino, per delineare una traiettoria di prosecuzione del percorso avviato con l’intesa fra Angarano e Fata in occasione del ballottaggio per le ultime amministrative. Il sindaco in carica non ha ancora avvicinato la fatidica soglia dei due anni, sei mesi e un giorno di mandato che – al netto di sconvolgimenti normativi – ne sancirà l’incandidabilità nello stesso ruolo ma gli aspiranti successori individuabili nel suo campo sono già almeno tre, nel senso che hanno già fatto capire in modo eloquente di concorrere a quel ruolo. Il metodo di concertazione utilizzato dal segretario del Partito Democratico potrebbe tornare utile ma l’impressione è che, a prescindere dalle formule di mediazione, a fare la differenza sia l’uomo con il suo temperamento. Ecco perché, in questo momento e ragionando in astratto, si può tranquillamente ritenere sia più la comunità ad avere bisogno di Bartolo Sasso che il contrario. Niente male davvero.