Il delirio social, puntuale, si è scatenato nel giro di poche ore dalla circolazione della notizia. Bisceglie ha confermato per il quarto anno consecutivo il riconoscimento della “Bandiera blu”, perso invece nella Bat da Margherita di Savoia, dopo un decennio filato di sventolio del vessillo sulle spiagge salinare. Il dibattito sul valore, sul significato e sulla rilevanza del “premio”, come sulle modalità di attribuzione e sui parametri di valutazione utilizzati non ha mai appassionato nessuno. Le dinamiche del web sono differenti, si sa, e non lasciano alcuno spazio alle considerazioni di merito. L’immagine che ritrae un sorridente Angelantonio Angarano nel tentativo di domare l’enorme bandiera (ma fornirne anche una più piccola ai sindaci per facilitare le photo opportunities no?) campeggia ovunque, fra chat di Whatsapp, gruppi Facebook e “comunicatifici” vari. E mentre il capo dell’amministrazione gonfia il petto confidando di poter superare presto le frizioni interne alla sua maggioranza con la sostituzione di un assessore della cui presenza non si è accorto nessuno pur di placare i mal di pancia e la minaccia di dichiararsi indipendenti nel prossimo consiglio da parte degli “approdiani”, la città si divide com’era prevedibile tra guelfi e ghibellini su una questione di lana caprina che non sposta mezzo turista.
Le due fazioni hanno già sfoderato il classico armamentario degli argomenti: i critici esagerano con il disfattismo raccontando di una Bisceglie ad un passo dall’invasione delle cavallette e che da un momento all’altro sarà messa in quarantena per il colera e altre malattie tanta sarebbe la sporcizia ovunque; gli ultrà angaraniani, in diversi casi candidati alle comunali del 2023 ancora in cerca di gloria, hanno modificato leggermente il tiro e utilizzano proprio quelle “recensioni” negative per giustificare precedenti, attuali e future magre figure in termini di ricadute turistiche.
Nessuno sembra comprendere, in questo ridicolo schierarsi di continuo senza affrontare i problemi, l’esigenza di includere nei cerchi decisionali relativi al turismo personalità realmente ferrate sull’argomento, evitando di lasciar consigliare solo a chi vanta, come massima esperienza di viaggio, la gita ad Adelfia per San Trifone quando faceva la quarta elementare…
L’ennesima estate è alle porte e, più per inerzia che per reale istinto di pianificazione, qualche evento sarà promosso anche perché fare meno del quasi zero delle precedenti stagioni estive (siamo seri, dai!) risulterebbe complicatissimo. Mercoledì mattina alle 10 si terrà la presentazione dei tre appuntamenti del “Rush Summer Fest”, uno al mese da giugno ad agosto: quello con Clementino è già noto (28 giugno), gli altri due saranno divulgati durante una conferenza stampa al porto. Un pizzico di obiettività vorrebbe che l’analisi fosse incentrata innanzitutto sulla vocazione turistica alla quale la città dovrebbe aprirsi maggiormente: su questo Angarano e i suoi assessori andrebbero interrogati, con sano spirito indagatorio e al solo scopo di conoscere le intenzioni e la visione di chi amministra. Sarà un’altra estate priva di sussulti concreti? Le principali manifestazioni si svolgeranno esclusivamente nell’area portuale come accaduto negli ultimi anni? Le periferie saranno tirate in ballo solo per i riempitivi?
Ma soprattutto: qual è l’identikit del turista che vogliamo portare a Bisceglie?
Di questo si dovrebbe discutere, scrivere e commentare, a mio modesto parere, in città, sui social e sui media. Se solo si ricordasse, ogni tanto, che nell’esercizio della professione giornalistica è buona pratica, ogni tanto, fare le domande.