Siamo ai titoli di coda dell’annata 2023-2024. Il quinto ciclo di trasmissioni di “InVito a canestro” si è concluso martedì 28 maggio con la 32esima puntata stagionale (n° 142 in assoluto) e non posso che ribadire la mia gratitudine per i riscontri lusinghieri ottenuti. È già tempo di riflessioni, oltre che di bilanci, per la Puglia dei canestri. Due delle sei compagini ai vertici del movimento (New Basket Brindisi e CJ Taranto) hanno fatto registrare dolorose retrocessioni e a prescindere dalle loro rovinose cadute dobbiamo constatare un complessivo arretramento rispetto agli standard di rendimento e collocazione di ciascuno dei club nel passato recente. Lo dimostrano, purtroppo, le fatiche supplementari alle quali ha dovuto ricorrere Nardò per restare in A2, le aspettative disattese da Ruvo in B Nazionale, le inquietudini vissute da San Severo e la complicatissima annata trascorsa da Bisceglie, pericolosamente sul filo del rasoio. La pattuglia di società nei campionati più alti della filiera scenderà da sei a cinque anche perché le speranze riposte in un salto di categoria da parte della Virtus Molfetta si sono spente sul più bello.
La semplice osservazione dei risultati ottenuti non esaurisce, comunque, i contorni della necessaria analisi di una situazione che potrebbe non essere così precaria.



Che il sistema basket pugliese potesse arrancare sotto il profilo delle disponibilità finanziarie nel medio termine post Covid era legittimo attenderselo. La differenza la farà il modo in cui le singole società e le comunità costruite intorno a loro sapranno reagire nell’arco dei prossimi 4-5 anni, andando oltre le banali considerazioni sui limiti del budget. Fare pallacanestro oggi significa soprattutto, sotto il profilo dirigenziale e tecnico, interpretare al meglio il cambiamento del gioco, la sua inesorabile evoluzione fisica, ricorrendo ad un mercato più oculato ed al tempo stesso profondo. Si giocherà sempre di più e sempre più spesso, con tutto quello che ne consegue, e non soltanto nelle tre categorie più alte della piramide. Occorreranno figure pronte ad un impegno per 24 ore su 24, disponibili, competenti, duttili, operative. In un contesto nel quale far fronte alle “emergenze” e ritrovarsi nelle condizioni di dover compiere scelte complesse nel giro di poche ore sarà la normalità è evidente l’importanza assunta dalle catene decisionali e di comando. I cambiamenti investiranno anche le comunicazione dei club, che diverrà ancora più centrale, e specialmente il rapporto tra le società ed i fans, destinato ad una maggiore proattività. Servirà colmare, per questo, le evidenti lacune strutturali che spesso impediscono qualsiasi strategia di sviluppo marketing. Le istituzioni dovrebbero occuparsi di garantire l’efficientamento degli impianti, soprattutto al loro interno, secondo criteri di fruibilità propri dell’universo imprenditoriale per i quali il tifoso è visto (giustamente) come un consumatore. È disarmante, al giorno d’oggi, imbattersi in palazzetti in cui talvolta non esistono punti ristoro, i servizi igienici sono inservibili, non sono allestiti spazi per il merchandising e addirittura la mancata presenza delle sedute non permette la mappatura dell’impianto e quindi la vendita di biglietti e abbonamenti on line a causa dell’impossibilità di assegnare il posto desiderato. E ancor prima che renderli moderni, i palazzetti, bisognerebbe almeno costruirli…

Resta, di fondo, l’esigenza di un adattamento immediato a quel cambio di passo e di mentalità senza il quale sarà impossibile, nel medio periodo, proseguire con l’attività dalla A alla nuova C interregionale: una trasformazione progressiva verso un senso più professionale di tutte le cose. Chi si ostinerà a non accettarlo, continuando a sottovalutare i radicali cambiamenti in corso o ad affidarsi a improvvisati negli ambiti più delicati, ne verrà prima o poi, inevitabilmente, travolto.