I miei buoni propositi per il 2025 non possono prescindere dall’impegno ad approfondire maggiormente i temi cestistici, soprattutto su questo sito. Metterò al bando la pigrizia che mi ha contraddistinto in questi ultimi 5-6 e mi darò da fare per esprimere opinioni e fornire considerazioni in merito alla marea di partite che guardo. Chi mi esorta a scrivere di più, in fondo, ha ragione.
Eccoci perciò al promettente match di B Nazionale fra Virtus Roma e Pallacanestro Ruvo, che ha confermato le aspettative. Un piatto forte, una partita gradevole dalla quale sono emersi spunti parecchio interessanti. Doverosa premessa: separerò le osservazioni tecniche dai pareri sulle questioni comportamentali.
La squadra di Rajola si è ritrovata, centrando un successo pesantissimo, che come minimo tiene aperta la valigia nell’ottica della Final Four di Supercoppa che dovrebbe svolgersi a Genova (a proposito: Lnp, ma quando ufficializziamo la sede? Dovrei prenotare…). L’ultimo turno del girone d’andata sarà decisivo in tal senso ma il blitz del PalaTiziano, al netto dell’utilità immediata, tornerà prezioso in prospettiva playoff. I segnali positivi già emersi nel brodino preso con Latina sono riapparsi in un contesto ben più probante e questo è veramente confortante. Le cifre assolute e la percezione non mentono: Ruvo gioca meglio, e di conseguenza performa di più, in trasferta. Lo dimostra il bilancio 7-2 lontano da casa e lo controfirma quel 5-4 interno da mangiarsi i gomiti. Verrebbe da chiedersi il perché e sarebbe troppo scontato rispondere che la squadra soffre la maggiore pressione nelle esibizioni al palasport di viale Colombo.

Il tratto che a mio modesto parere caratterizza la profonda diversità del roster attuale rispetto a quello della passata stagione è la graduale ma sempre più marcata transizione di Jackson da costruttore totale di gioco a terminale chirurgico. L’azione d’attacco di Ruvo, in questa stagione, può finire anche preferibilmente con la palla nelle mani dello statunitense per un suo tiro ma comincia il meno possibile con lui in possesso: quella che può sembrare una sfumatura fa invece tutta la differenza di questo mondo. L’andamento del confronto a Roma dà la misura dei benefici di questo switch per tutta la squadra: non è un caso che il break del terzo quarto sia stato concretizzato da canestri di Jackson frutto di una tangibile collaborazione offensiva, con l’indispensabile aggiunta del suo talento anziché del “semplice” affidarsi a lui passandogli il pallone un metro dopo la linea di metà campo. Ecco perché ritengo Ruvo più compatta e solida dell’anno scorso.

La lezione della sfida con la squadra di Tonolli (che, giusto per far comprendere il livello del campionato, include gente del calibro di Alberto Conti reduce da una finale promozione di A2 da protagonista!) è preziosa: serve un miglioramento in termini di gestione del vantaggio. E qui entra in gioco l’aspetto caratteriale: qual è il senso di rimettere in discussione un confronto praticamente chiuso, coinvolgendo 2500 spettatori avversari, con atteggiamenti in tutta oggettività da evitare?

La stagione del team ruvese potrà prendere una piega ancora più interessante solo se il gruppo acquisirà la forza mentale indispensabile ad evitare reazioni scomposte. Il potenziale tecnico è notevole, anche per un girone B che è stato reso un autentico Pordoi da scalare dall’inserimento delle formazioni toscane. Possiamo divertirci, e intanto, parafrasando il detto “Com’è Ruvo è Roma”, prendiamo atto del fatto che Ruvo sia stata meglio di Roma. Bel colpo!