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  • Calcio, la caotica Babele dei colori (di maglia)

    Calcio, la caotica Babele dei colori (di maglia)

    Ci siamo ormai accorti da tempo che il calcio “moderno” è cambiato ma quello che è accaduto in occasione dell’ultima giornata del massimo campionato in Italia è qualcosa di singolare e forse anche un po’ storico, emblema di questa nuova trasformazione.

    Diverse squadre di Serie A si sono presentate sui campi di gioco con maglie non aderenti agli storici colori sociali. Molti supporters hanno avuto la stessa reazione di mia moglie, che non segue il calcio, e mi ha chiesto: «Ma di che colore hanno le maglie, oggi, i giocatori della squadra che tifi?». Qualcuno fatica a “mettere a fuoco” perfino la squadra del cuore.

    Furibonda è stata, qualche settimana fa, la polemica su una felpa del Milan, ritirata dal mercato dopo una sollevazione popolare (magari trovassimo lo stesso slancio su altre questioni più importanti) perché richiamava i colori sociali dell’altra formazione di Milano.

    A turbare la vista dei tifosi sono soprattutto le terze maglie delle squadre, a cominciare da quella del Milan che è un mix di colori tendente addirittura al viola continuando poi con la terza maglia sfoggiata dall’Inter, yun arancione “Olanda”, per non parlare di quella della Juventus, disegnata a strisce rosa, bianche e nere, passando per quella del Monza, nera con un piccolo richiamo ai colori sociali.

    La carrellata delle maglie dalle tinte inusuali prosegue addirittura con il nero e viola della Salernitana, il giallo-nero del Torino, la maculata bianconera dell’Udinese mentre il Sassuolo abbandona il neroverde per un giallo fluorescente.

    Sarà, sicuramente, il frutto di manovre pubblicitarie e di marketing finalizzate a vendere più magliette, business che in Italia non è mai decollato a causa del proliferare massiccio di prodotti taroccati e dell’eccessivo prezzo delle stesse maglie.

    In fondo, è giusto riconoscerlo, questo non è certo il principale problema del nostro calcio, alle prese con stadi fatiscenti, plusvalenze false, caro biglietti e casse vuote.

    Chissà se questa rivoluzione cromatica non richiesta accrescerà il desiderio generale verso il nostro calcio… Nel frattempo godiamoci le due ore scarse di spensieratezza della partita, divenute ormai a prova di miopi.

  • È di un biscegliese, a X Factor, la scala pentatonica più ascoltata d’Italia

    È di un biscegliese, a X Factor, la scala pentatonica più ascoltata d’Italia

    Oltre 3 milioni di visualizzazioni. Un giovanissimo chitarrista biscegliese è salito alla ribalta su Instagram per un’esibizione durante le audizioni di X Factor, il famoso talent show in onda su Sky da settembre. Aprendo l’account di NowTv, è possibile notare che fra Alessandro Borghese, Formula 1 e MotoGP spicca il video di un musicista biscegliese (lo rimarco) sul palco del noto programma televisivo. Sui social basta semplicemente fare la cosa giusta nel posto giusto per avere un successo importante, seppur temporaneo. È quello che è accaduto a Carlo D’Addato, il protagonista del gran colpo di fortuna, che si è ritrovato sommerso da tantissimi commenti per la sua prova, tra complimenti e critiche che non possono mai mancare nel mondo virtuale di oggi.

    L’antefatto

    Il ragazzo appena 19enne si è presentato agli occhi dei giudici Fedez, Morgan, Dargen D’Amico e Ambra Angiolini con la band dei Monarchs, che ha raccolto sul territorio una discreta affermazione negli ultimi due anni. Il già citato Carlo, Adriano Portoso (al basso, da Bisceglie), Aldo Mangione (batteria) e Marco Mastropierro (la voce del gruppo, anche lui da Bisceglie) si sono giocati questa chance in un talent, puntando tutto su una cover di Pixies, intitolata “Where Is My Mind?”. Tanti applausi dal pubblico, 3 sì, il no di Fedez ma sono riusciti a raggiungere la fase successiva.

    Alla fine del brano Morgan (un esperto di musica di assoluto rilievo, almeno per me, tralasciando i recenti episodi di cui si è reso negativamente protagonista) è rimasto incuriosito dal chitarrista, chiedendogli una «scala blues, ovviamente a pentatonica» per metterlo alla prova e comprendere fino in fondo la bravura dell’artista che si ritrovava di fronte. Carlo non ha esitato, ha eseguito la scala dimostrando carisma e personalità e ha strappato ulteriori apprezzamenti. «Bravo» è la risposta di un quasi sorpreso Morgan, prima di congedare la band. Questo breve filmato di circa 30 secondi è diventato in pochi giorni virale, raggiungendo qualcosa come oltre 3 milioni di contatti.

    Diamo il giusto merito, basta coi paragoni esagerati e affrettati

    L’esibizione del gruppo ha ricevuto l’attenzione dei tanti fan di X Factor in tutta Italia (per coloro che se la fossero persa, ecco dove poterla rivedere). Premesso che il successo ricevuto sia meritato da ogni componente per l’innegabile bravura e il tantissimo impegno che si dedica all’attività musicale per emergere sulla concorrenza, per quale motivo questa esibizione ha riscosso così “tanto” clamore? Non ho dubbi che fra le ragioni ci sia la particolare somiglianza che lo spettatore medio noterebbe subito tra i Monarchs e i Måneskin. Oltre alla giovane età e alla sua composizione, anche il buon repertorio della band si potrebbe vagamente accomunare al tipo di musica del celebre gruppo vincitore del Festival di Sanremo e dell’Eurovision Song Contest 2021, che ha iniziato l’incredibile scalata verso il successo proprio da X Factor. Molti utenti dei social hanno esaltato l’esibizione dei quattro identificandoli come i “nuovi Måneskin”. Un paragone in questo momento spropositato, esagerato e affrettato: questo perché in Italia non sappiamo più riconoscere il giusto merito e tendiamo a ingigantire o sottostimare il nostro pensiero. Accade praticamente in tutti i contenti.

    È importante però sottolineare (e non minimizzare) alcune importanti qualità dimostrate dai ragazzi sul palco, che possono essere da lezione per i tanti giovani che aspirano a lanciarsi nel mondo della musica. Marco Mastropierro ha una buona padronanza dell’inglese e le canzoni in lingua straniera sono il suo pezzo forte. Le grandi potenzialità della band sembrerebbero essere nei musicisti e in questo emerge il talento del coratino Aldo Mangione alla batteria. Quanto all’altro giovanissimo biscegliese Adriano Portoso, può sicuramente crescere e portare avanti questa passione: il basso molto spesso è uno strumento di accompagnamento in un brano, raramente qualcuno potrebbe rimanerci impressionato. Tanti hanno cominciato a conoscere Carlo D’Addato, un ragazzo nato con la chitarra (e lo si percepisce immediatamente) che ha già suonato in palcoscenici importanti e continua ad arricchire il suo patrimonio musicale. Tutti sono da lodare per avere le idee abbastanza chiare sul loro futuro, in una società in cui i giovani di oggi fanno e pensano ad altro.

    Andiamo ancora oltre

    I quattro ragazzi hanno riportato in primo piano un tema sempre più attuale: un giovane, per farsi notare e mettere in mostra il suo talento, è costretto a “emigrare” in talent come X Factor, Amici… Viviamo in una società in cui il vero talento e la bravura di un artista non sono riconosciuti, anzi non vengono neppure percepiti. Un musicista o un cantante in Puglia deve lavorare sodo lontano dai riflettori per guadagnarsi anche una sola opportunità e saperla cogliere. Non è facile acquisire notorietà alla “vecchia” maniera, dimostrando le proprie qualità musicali (ma lo stesso vale per altre categorie/professioni): sui social spopola il trash, Perché è ciò su cui si sofferma la maggior parte degli utenti. Tocca a noi cambiare un fenomeno che sta prendendo sempre più piede nel mondo: siamo pronti?

  • Spot Esselunga, quella pesca è miracolosa

    Spot Esselunga, quella pesca è miracolosa

    “Piange il telefono”, “Quella carezza della sera” e adesso lo spot Esselunga. Ho deciso di scomodare precedenti illustri e leggendari (i capolavori cantati rispettivamente da Domenico Modugno e dai New Trolls) per individuare un’analogia calzante con l’effetto wow innescato dalla clip pubblicitaria che la catena di supermercati guidata da Marina Capriotti ha scelto per la campagna autunnale. Eccolo.

    Spot Esselunga 2023

    Il tema delle coppie separate (o divorziate) con figli piccoli è solitamente e volutamente accantonato nella costruzione immaginaria delle iniziative promozionali dedicate alle famiglie. Severo ma giusto è il commento di Wired, che ha intitolato «Esselunga ci ricorda che la famiglia non è mai stata quella del “Mulino Bianco”» (l’articolo è qui).
    Lo spot ha colto nel segno: se ne parla e se ne scrive tantissimo fin dai suoi primi passaggi televisivi nei vari formati di durata. I social sembrano divisi, nei commenti, fra coloro che ne apprezzano la portata finalmente realistica e chi sottolinea, al contrario, il tentativo di declinare a tutti i costi come “pacifico” il rapporto fra i due ex sostenendo che nella stragrande maggioranza dei casi non è così. Qualcuno ci ha visto una condanna dell’istituto del divorzio, altri hanno ritenuto addirittura “pericoloso” il mutismo selettivo della piccola (che non risponde alle domande della madre). Se le opinioni in merito sono molteplici, una sola è la conclusione per chi lavora nel marketing e nella comunicazione: la pesca di Esselunga si è rivelata senza dubbio miracolosa.
    E voi cosa ne pensate?

  • Futsal, anno zero in casa Nettuno Bisceglie

    Futsal, anno zero in casa Nettuno Bisceglie

    È una solida certezza del panorama sportivo dilettantistico, una realtà che nel suo piccolo consente da quasi 25 anni la pratica del futsal a Bisceglie. Il Nettuno, la creatura amorevolmente curata dal patron Tonio Papagni, sarà ai nastri di partenza del prossimo campionato regionale di Serie C2 di calcio a 5. Due le novità più rilevanti, relative alla composizione dello staff tecnico: la panchina sarà occupata da un allenatore di tutto rispetto, quel Francesco Ventura che in passato ha guidato il Futsal Bisceglie ai vertici della A2 maschile e il Bisceglie Femminile nel massimo campionato. Un autentico lusso per la categoria. Ventura sarà affiancato da Michele Landriscina, storico capitano di mille battaglie che ha deciso di smettere e dare il suo contributo alla causa in una veste differente. L’organico è stato rivoluzionato con il netto abbassamento dell’età media, scesa a 22 anni: sono arrivati il coratino Danilo Bove fra i pali, l’ex Futbol Cinco Mauro Montarone, il molfettese Mauro Piergiovanni, Salvatore Prete e il portiere 18enne Francesco Graziani dalla Diaz. Dieci i riconfermati fra cui i 2002 Carabellese e Somma mentre hanno lasciato il team il bomber Sergio De Cillis (103 reti nell’ultima annata), Cosimo Preziosa e Vincenzo Gadaleta, quest’ultimo tornato al calcio e passato in forza al Don Uva in Promozione. «Questo sarà l’anno zero» ha assicurato Papagni. C’è curiosità per questo roster così giovane come per l’impatto di Francesoc Ventura, trainer esperto e di altissimo livello, con la realtà della C2. Varrà la pena fare qualche salto, di sabato pomeriggio, al Centro sportivo Aurora. Il Nettuno c’è sempre, viva il Nettuno!

  • “Sindaci, ai fornelli!”: perché?

    “Sindaci, ai fornelli!”: perché?

    Soddisferò subito due curiosità.
    No, non ho assistito all’evento e il titolo scelto non dev’essere letto con un’accezione negativa, perché ritengo giusto che ciascuno si faccia un’opinione in merito.
    Sì, il Comune di Bisceglie ha elargito un contributo di 6500 agli organizzatori per il supporto alle spese sostenute, oltre a concedere gratuitamente la location individuata e i relativi servizi e ad impegnarsi per l’ospitalità degli invitati. Lo si evince da quanto riportato nella delibera di Giunta n° 197 dello scorso 15 settembre.

    L’iniziativa “Sindaci, ai fornelli!” può suscitare curiosità, anche un pizzico di simpatia e strappare qualche sorriso, il che non guasta mai. Rimane per me un mistero cosa c’entri, con la promozione del territorio, chiamare 10 politici a cucinare qualcosa in piazza o, come accaduto in questo caso a causa del rischio maltempo, sul palco del Teatro Politeama. Nulla contro i promotori, per carità: fanno il loro lavoro e lo fanno bene. Temo solo che comprendere il significato di una serata del genere, per quella sterminata maggioranza di cittadini fuori dai cerchi magici, disincantanti dal giochino dell’appartenenza e dotati di un oggettivo spirito critico, risulti impossibile.

    Niente di personale contro Angelantonio Angarano, che legittimamente preferisce immaginare una prosecuzione del suo percorso politico al ritorno nell’ambiente lavorativo bancario. Come spesso accade ai sindaci al secondo mandato, anch’egli moltiplicherà a dismisura, nei prossimi anni, le opportunità di interazione con altri personaggi politici e portatori di interessi di ogni tipo. Una foto con Decaro, in fondo, male non fa…

    L’errore che il sindaco di Bisceglie continua a compiere, forse di proposito, è quello di accentuare il divario rispetto alla città reale con un atteggiamento aristocratico che né Spina né Napoletano hanno mai tenuto nei momenti in cui si è reso necessario il coinvolgimento popolare (della serie “panem et circenses”). Sotto questo aspetto, in particolare, emerge l’anacronistica radice paleodemocristiana del primo cittadino. Roba che era già superata 50 anni fa…

    Il “perché”, in realtà, andrebbe esteso anche a me stesso: quale ragione mi ha spinto a scrivere questo pezzo? La risposta è semplicemente racchiusa nel desiderio di testimoniare con oggettività quanto sia necessario provare ad allargare il concetto di comunità organizzando qualcosa di più significativo e utile, scritto con il massimo rispetto nei confronti di “Sindaci, ai fornelli!”. Non avrei fatto alcuna fatica, lunedì sera, a presentarmi al Politeama e “godere del privilegio” di assistere allo spettacolo in prima fila. Mi sarei sicuramente divertito grazie all’immensa bravura di due grandi professionisti come Stornaiolo e Pulpito (che adoro!) e avrei incontrato tante persone perbene e interessanti ma una volta spenti i riflettori, salutati gli amici e lasciata alle spalle la soglia del Politeama sono certo che mi sarei chiesto: “Perché?”.
    Boh.

  • Basket, appunti sparsi sulle tre Final Four di Supercoppa

    Basket, appunti sparsi sulle tre Final Four di Supercoppa

    Sono già andate in archivio le tre Final Four di Supercoppa della pallacanestro maschile italiana, disputate nello stesso arco temporale. Il trionfo della Virtus Bologna del nuovo corso targato Luca Banchi ha messo un po’ in ombra tutto il resto: difficile non concedere gli onori della ribalta al coach toscano, uno degli uomini più in vista della pallacanestro mondiale che – come ha ben sintetizzato La giornata tipo – nel giro di appena tre settimane ha rivoluzionato carriera e vita a suon di risultati eccellenti. Il +37 rifilato alla malcapitata Brescia, che pure aveva conquistato l’accesso alla finalissima per il primo trofeo stagionale superando nettamente Tortona, è una prova di forza notevole del team bianconero, che sembra aver assorbito il colpo del traumatico cambio di allenatore. A proposito: lunedì pomeriggio è trapelata la notizia del clamoroso esonero di Meo Sacchetti a Cantù. Modalità non dissimili, a quanto pare, da quelle che hanno portato all’allontanamento di Sergio Scariolo da Bologna. Due episodi che inducono a riflettere, specie se si tiene conto dell’identità e dei curricula dei due silurati, per non tacere della tradizione dei club coinvolti…
    «Il nuovo simbolo della progettualità sportiva italiana è l’esonero precampionato» ha osservato l’amico Giovanni Gesmundo, una persona e un allenatore che stimo moltissimo. Come dargli torto?

    Investimenti e primi ritorni
    La Supercoppa di A2 se l’è aggiudicata Trapani, protagonista delle cronache estive con lo scatenato nuovo proprietario Valerio Antonini, che ha rilevato il titolo dalla Stella Azzurra Roma e allestito il roster dichiarando spudoratamente l’obiettivo della promozione, il tutto contestualmente alla decisione di Pietro Basciano di lasciare prima la presidenza della Lega Nazionale Pallacanestro e poi le redini dello storico club trapanese.
    Potrà sembrare anche guascone e spregiudicato questo Antonini, imprenditore attivo nel comparto alimentare, ma gli investimenti compiuti e gli ingaggi di Julio Trovato come general manager e Valeriano D’Orta nel ruolo di direttore sportivo dimostrano che non è uno sprovveduto, anzi. La Supercoppa, intanto, l’hanno alzata i ragazzi di coach Parente: uno squadrone, con in evidenza quel Rei Pullazi visto per la prima volta dal vivo il 20 gennaio 2013 in occasione del match Bisceglie-Scauri vinto dai nerazzurri all’overtime (100-93). Il centro di origini albanesi era giovanissimo e acerbo ma le sue capacità già intuibili, e infatti si è costruito una carriera di tutto rispetto: gioca in A2 dal 17-18. Pullazi ha sfiorato la doppia doppia (15 punti e 9 rimbalzi) nella finale in cui Trapani ha avuto la meglio su Treviglio con un quarto periodo da 21-8. Un giocatore maturato il cui neo principale resta la bassa percentuale dalla lunetta ma sul quale punta il proprietario che ha speso più di tutti in un ruolo da titolare e riferimento sotto le plance. Onore agli sconfitti, nelle cui fila milita il brindisino Marco Giuri oltre, fra gli altri, a Brian Sacchetti, figlio di Meo.

    Obiettivi mancati di un soffio
    Ruvo ci ha provato ma la Pielle Livorno è parsa nettamente più fresca nell’ultima frazione, assestando il colpo a furia di canestri dalla lunga distanza. Il team di coach Campanella merita un plauso per aver raggiunto l’atto conclusivo della competizione malgrado le evidenti difficoltà fisiche incontrate da diversi (troppi?) giocatori in questa preseason. La compagine biancazzurra, sul parquet di Montecatini, non ha potuto schierare lo statunitense Darryl Jackson, il colpo più sensazionale del mercato di B fino a quando Roseto ha deciso di schiantare tutti ingaggiando Vaggelis Mantzaris (e arrivederci). Non solo: Andrea Traini ha saltato la semifinale di sabato contro Faenza, stringendo i denti domenica per 12 minuti, ed occorre sommare le indisponibilità dello sfortunatissimo playmaker Deri e del giovane Sbaragli. La squadra di Marco Cardani ha capovolto l’inerzia del match risalendo dal -9 (64-55) con un perentorio 19-3 che ha steso il collettivo ruvese, sollevando l’entusiasmo dei tantissimi tifosi piellini sugli spalti.

    Ma a cosa serve la Supercoppa?
    L’utilità della Supercoppa, alla sua quarta edizione riservata alle squadre di B (ora B nazionale) e all’ottava per le formazioni di A2, forse continuerà ad essere oggetto di dibattito: per quel che può valere la mia modesta opinione non è altro che una manifestazione priva di senso e superata. Fosse per me andrebbe abolita anche la Coppa Italia ma l’integralismo, nell’era del politically correct, è destinato a soccombere.

    Parte la nuova stagione del basket
    Domenica 1° ottobre sarò al microfono con il sodale Luca Ferrante (a proposito di giovanissimi giornalisti che meriterebbero spazio e ribalta!) per la telecronaca di Lions Bisceglie-Ruvo, match della prima giornata di Serie B nazionale. Sarà la 27esima stagione consecutiva nella quale commento incontri di questo sport: gli anni passano, purtroppo per me… Mi impegnerò come al solito nella meticolosità della preparazione, nella cura della voce, nella ricerca delle parole giuste e dei toni più opportuni affinché il nostro racconto faccia da sfondo allo spettacolo sul campo e lo spettatore possa sentirsi accompagnato nella visione e nell’ascolto. Con l’onestà intellettuale di sempre.

    Foto LNP / Ciamillo-Castoria

  • Bisceglie, l’ennesimo allagamento del waterfront e le domande che meriterebbero risposte

    Bisceglie, l’ennesimo allagamento del waterfront e le domande che meriterebbero risposte

    Forse qualcuno ha immaginato che la mia presunta “assenza” dal web e gli impegni di un fine settimana già abbastanza intenso avrebbero favorito il passaggio in cavalleria dello schifo che si è verificato, ancora una volta, in via Nazario Sauro a Bisceglie. Sarò diretto perché di tempo da perdere ce n’è veramente poco e corre l’obbligo, considerando che quest’estate torrida e interminabile è comunque destinata a concludersi, di sollecitare il dibattito costruttivo a proposito di un problema purtroppo irrisolto. Perché diavolo sono sufficienti pochi minuti di pioggia battente a rendere di fatto inservibile una delle arterie cruciali per il traffico veicolare in città?

    Risale al 2015 la prima, clamorosa fuoriuscita di deiezioni dai tombini del fronte porto. Era una domenica e ne fui testimone in prima persona fotografando il misfatto a bordo della mia auto mentre ero diretto al PalaDolmen per una gara interna dei Lions. Ricordo ancora l’ironia che sopraggiunse fra gli amici nel momento in cui, dovendo costruire il pezzo sul web per Bisceglieindiretta, mi posi il problema dell’opportunità di evitare l’utilizzo del termine “merda”, che temo oggi sarebbe persino sdoganato nel titolo di un articolo. Lo spiacevole spettacolo si è verificato di nuovo nel 2020, curiosamente proprio il 23 settembre, la stessa data di sabato scorso. Gli episodi critici, in realtà, abbiamo smesso di contarli e con l’andare del tempo sono divenuti meno appetibili sotto il profilo della notiziabilità al punto che la mancata enfasi potrebbe suonare quasi da “assoluzione” per coloro i quali dovrebbero rispondere dei continui disastri e trasmettere la spiacevole sensazione di un evento infausto da far passare in secondo piano allo scopo di non irrigidire chi gestisce il potere.

    Un problema che si trascina da troppo tempo

    Via La Marina e via Nazario Sauro, questo dev’essere chiaro per onestà intellettuale, riservano problematiche idrogeologiche da decenni a causa della loro posizione e delle evidenti lacune emerse in fase di realizzazione dei collegamenti idrici e fognari. I successivi interventi, al momento, non hanno impedito che con il primo acquazzone si allagasse tutto, in uno sgradevole mix tra fogna, acque piovane e mare. Quello che fa la differenza e in sostanza fa incazzare parecchi biscegliesi (compresi coloro che lo hanno votato e rivotato) è il comportamento assunto dal sindaco Angelantonio Angarano a questo proposito: le parole con cui nel luglio 2022 il capo dell’amministrazione ha salutato alcuni lavori effettuati nella zona definendoli storici e assicurando che non ci sarebbero stati più allagamenti gli si sono puntualmente ritorte contro.

    Lo scempio perpetrato ai danni dei residenti di via La Marina e delle zone limitrofe, sul quale ho ironizzato a giusta ragione fino a chiedere sui social, a un certo punto, una percentuale sul petrolio che sembrava si stesse estraendo tanto era il tempo trascorso, ora grida vendetta. Lo abbiamo capito tutti (e molti di noi, in tutta sincerità, se l’aspettavano) che i problemi non si sarebbero risolti. Via La Marina, al contrario di quello che sostiene il primo cittadino, ora ha persino meno possibilità di deflusso delle acque piovane rispetto al passato… Nessuno me ne voglia ma non c’è bisogno di essere esperti del settore per rendersi conto dell’insufficienza dei provvedimenti assunti.

    Che si fa se…?

    Ora, però, al netto delle polemiche politiche ho provato a porre un tema dalle colonne del Quotidiano di Puglia facendo un eloquente riferimento allo scenario di un eventuale nubifragio in corrispondenza dei momenti di ingresso o di uscita di centinaia di persone, fra studenti e insegnanti, dal plesso del rione Salnitro che ospita temporaneamente la scuola media “Riccardo Monterisi”. Cosa si rischia se dovesse piovere in modo molto consistente intorno alle 8 del mattino o verso le 13? Quali modalità operative andrebbero osservate per scongiurare una situazione di pericolo? Come si gestisce un’ipotesi del genere se pensiamo alle centinaia di auto che posteggiano ai bordi di via La Marina e via Nazario Sauro nei minuti cruciali dell’afflusso e del deflusso della popolazione scolastica? Di questo, credo, dovremmo occuparci innanzitutto noi giornalisti: porre domande.

  • Bisceglie si prepara alla “Notte dei sospiri”, ecco perché è importante sostenere l’evento

    Bisceglie si prepara alla “Notte dei sospiri”, ecco perché è importante sostenere l’evento

    Le edizioni sono divenute quattro, al netto dell’inevitabile sospensione a causa del Covid. L’idea ha preso sostanza, oltre che forma. “La notte dei sospiri” è una manifestazione dalle altissime potenzialità, destinata a consolidarsi fra le proposte di fine estate a Bisceglie.

    Sergio Salerno, anima e cuore dell’associazione pasticcerie storiche biscegliesi, ha ben compreso da tempo che la chiave per promuovere un prodotto d’eccellenza dell’enogastronomia e far sì che se ne parli ovunque e comunque, possibilmente in contesti utili alla diffusione della conoscenza fra quei settori della popolazione più lontani per motivi geografici e anagrafici. Ecco perché non si è limitato a portare le guantiere alla Bit di Milano.

    L’intuizione di avvicinare i più giovani attraverso il coinvolgimento delle scolaresche e la realizzazione di un fumetto (con gli splendidi disegni di quell’ottimo artista che è Domenico Velletri) rappresenta il solco sul quale occorrerà intensificare tutti gli sforzi per la valorizzazione del sospiro. Le opportunità che lo sport, l’arte e la cultura, con le diverse espressioni della città a livello nazionale, offrono al prodotto dolciario per uscire ulteriormente dagli steccati sono sterminate: una concertazione fra persone con buona volontà e capacità gestionali potrebbe far compiere al sospiro il definitivo salto di qualità. Sabato 23, intanto, sarà d’obbligo vivere l’evento organizzato sul waterfront di via Nazario Sauro, con esibizioni musicali, artistiche, l’immancabile show cooking e un panel con ospiti qualificati. Vale la pena sostenere “La notte dei sospiri” con l’affetto, la stima e la riconoscenza che l’infaticabile Sergio Salerno merita per la passione, l’impegno e il patrimonio di competenze che ha acquisito in questi anni.

  • Basket, ecco le qualificate alla Final Four della Supercoppa di B nazionale. Ci è piaciuto Agostini della Npc Rieti

    Basket, ecco le qualificate alla Final Four della Supercoppa di B nazionale. Ci è piaciuto Agostini della Npc Rieti

    Ruvo, Faenza, Npc Rieti e Pielle Livorno si contenderanno, nel prossimo fine settimana, la Supercoppa Old Wild West di Serie B nazionale. La Final Four in programma sabato 23 e domenica 24 settembre sul parquet del PalaTerme Montecatini assegnerà il primo trofeo di una stagione che, per le 36 formazioni del terzo livello cestistico italiano, rappresenterà in ogni caso uno spartiacque. Tracciare un bilancio di quanto emerso dalle sfide ad eliminazione diretta riesce sempre complicato, specie alla luce delle differenti calibrature che gli staff tecnici riservano al lavoro di preparazione: caricare un po’ di più i propri giocatori sotto il profilo fisico può risultare determinante sotto il profilo delle prestazioni.

    È corretto, comunque, sostenere che il valore assoluto dei roster delle quattro compagini qualificate sembra piuttosto alto. Le dirigenze di Rieti e Livorno (squadre incluse nel girone A del campionato) non nascondono certo le aspirazioni e lo stesso si deve ritenere di Ruvo e Faenza, le due portacolori del gruppo B. I “meglio informati” sono convinti che il livello medio del raggruppamento in cui sono state collocate i team delle regioni orientali (Puglia, Abruzzo, Marche, Romagna, Veneto più la lombarda Lumezzane) si faccia preferire e un pizzico di vigore a questa tesi è dato dalla circostanza che fra le otto pretendenti giunte ai quarti di finale 5 provenissero da est. Il campo emetterà, come sempre, i verdetti.

    Il pasticcio dei “noni di finale”
    Restano le forti perplessità sul format di una competizione che è già di per sé poco appetibile, calata nel bel mezzo della preseason oltre che priva di una storicità (è appena alla sua quarta edizione). Il complicato meccanismo di eliminazione di una fra le nove vincenti delle gare del secondo turno non è stato d’aiuto: la Lega Nazionale Pallacanestro ha dovuto fare di necessità virtù imponendo da regolamento lo “scarto” della vincitrice impegnata fra le mura amiche con il divario più ridotto. Lissone ha battuto Omegna di 5 lunghezze e ha dovuto lasciare ugualmente il suo posto nei quarti a Piacenza, che ha avuto la meglio di 6 su Crema ma giocando un overtime… Una situazione che ha ricordato agli addetti ai lavori (ma non solo) quanto accaduto nel confusionario concentramento di metà giugno per le due promozioni in A2, con i giocatori di Orzinuovi, costretti a prevalere di 11 sulla Luiss Roma per salire di categoria, impegnati nel tentativo di far finire la gara al 40’ in parità per avere a disposizione i 5 minuti di tempo aggiuntivi del supplementare… L’autocanestro di proposito siglato per portare il punteggio pari e le palle perse volontariamente per poi commettere fallo sugli avversari sperando che portassero, dalla lunetta, un conto pari, meritano a pieno titolo una collocazione disonorevole fra i “lowlights” del basket italiano di questo decennio.

    Un giocatore interessante
    Fra i protagonisti delle gare di domenica in Supercoppa merita senza dubbio una citazione il lungo Pietro Agostini, in forza alla Npc Rieti, che ha segnato 20 punti in 21 minuti di utilizzo nel match vinto sulla Virtus Imola, raccogliendo anche 11 rimbalzi. Una doppia doppia niente male per il classe ’99, che si era già messo in evidenza sia nel successo su Salerno (12 punti e 10 rimbalzi) che nella vittoria ai danni di Sant’Antimo (18 punti e 8 rimbalzi). Agostini, dell’annata 21-22, ha giocato lo scorcio conclusivo con la Pallacanestro Molfetta, cavandosela egregiamente. Più ala forte che pivot, Agostini è un 2.06 dalle braccia piuttosto lunghe e di questa interessante Npc affidata a coach Ciccio Ponticiello potrebbe diventare un solido riferimento, tanto se lo si immagina al fianco di un centro puro come il maltese Kurt Cassar (già visto a Ruvo) e di un altro giocatore interno, Leonardo Del Sole, rivalutato dall’ottimo finale della passata stagione a Bisceglie: le qualità dell’abruzzese Del Sole, mancino, lesto nell’andare a rimbalzo offensivo e rapido di piedi, si cuciono bene sulle caratteristiche dei due compagni di reparto. Ponticiello ha voluto con sé un altro scudiero dell’esperienza ruvese, il talentuoso Nikola Markovic, che con i due Mattia (Da Campo e Melchiorri) aggiungerà la giusta fisicità. Il non formato (che brutto termine, lo so) è l’argentino Tomas Cavallero, un esterno del quale si parla molto bene. Il tema dell’impatto dei comunitari sulla B terrà banco per un bel po’, almeno fino a quando non si comincerà con le voci sulle panchine traballanti. Un classico.

  • I goleador della Fidelis Andria hanno 37 anni: in due…

    I goleador della Fidelis Andria hanno 37 anni: in due…

    Si chiamano Luca Sasanelli e Simone Cecere e insieme rappresentano, finora, il 71% del fatturato offensivo della Fidelis Andria, in testa a punteggio pieno nel girone H di Serie D dopo le prime due giornate. Segni particolari: hanno 37 anni in due… Se questo fa notizia, purtroppo, lo si deve alla scarsissima propensione – diffusa in tutto lo sport italiano – a non fidarsi dei giovani.

    Le splendide prestazioni offerte nel confronto casalingo stravinto (3-0) dai biancazzurri al “Degli ulivi” al cospetto del Nardò sono state confermate dalle prove molto convincenti sfoderate sul campo della Palmese: un gol a testa e match già in cassaforte all’intervallo. La squadra federiciana, molto ben allenata da mister Farina, ha dilagato nella ripresa grazie alle segnature di Scaringella e Martinez ma non può non incuriosire l’ottimo rendimento di due ragazzi che per il loro status tecnico di mediano (Cecere) e attaccante (Sasanelli), a rigor di logica, dovrebbero far fatica nello strano contesto del massimo campionato dilettantistico nazionale. Il perché è semplice: una bislacca normativa, concepita senza criterio, impone alle società di impiegare sul rettangolo di gioco 4 atleti under 20: per questa stagione, ad esempio, bisognerà schierare almeno un nato nel 2003, due nati nel 2004 e un nato nel 2005 o seguenti, indipendentemente dal loro valore tecnico. Un regolamento scellerato, specie se si immagina che i club ai nastri di partenza del torneo, in tutta Italia, sono ben 167: calcolando una media di 10 calciatori under per organico (ma in realtà ce ne sono di più), si presume un impegno, nei roster, di 1670 ragazzi di età inferiore ai 20 anni… Il paradosso è che gran parte di essi si concentrano in alcuni ruoli, dal portiere ai terzini, e lo spazio per un centravanti o un mediano giovanissimo, già fisiologicamente ridotto dall’abitudine delle dirigenze a orientarsi su calciatori più “affidabili” in quegli slot del campo, di solito a questi livelli non lo concede nessuno e alcuni interessanti talenti sono “parcheggiati” nei ranghi delle squadre Primavera, misurandosi con avversari di caratura fisica ed esperienza non paragonabili a quelli della Serie D. Fa perciò un certo effetto che nel super-competitivo girone H, e per giunta nella rosa di un club ambizioso di una piazza importante appena sceso dalle categorie professionistiche, Sasanelli e Cecere abbiano conquistato la fiducia del loro allenatore.

    Una piazza in cerca di riscatto
    La Fidelis Andria è stata rilevata solo alcune settimane fa dall’imprenditore Giuseppe Di Benedetto, che ha avuto meno tempo del previsto per costruire la squadra e sembrava scontare qualche carenza in termini quantitativi e qualitativi. Sasanelli, classe 2004, ha girato per i vivai di Monopoli, Ascoli e Sassuolo: questa è la sua prima esperienza a livello senior. Cecere è del 2005 ma nella scorsa annata è stato prestato dalla Spal, con cui giocava l’Under 18, al Casarano, sempre in D, mettendo insieme 14 presenze con sole sei apparizioni nell’undici iniziale. La loro avventura in biancazzurro si è aperta molto bene ed entrambi sono entrati nelle grazie dei sostenitori andriesi, che si stropicciano gli occhi. Tenere i piedi piantati per terra sarà fondamentale per una tifoseria calda, numerosa e appassionata, che ha sofferto il trauma della retrocessione dalla C e vuole tornare a gioire. Le premesse ci sono tutte perché Farina ha saputo fare sintesi e la squadra esprime un calcio gradevole ma siamo appena al secondo di 34 turni. La strada è lunghissima.