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  • Il dottor Desai scrive alla premier Meloni: «Ridurre la tassazione sui medici che lavorano nell’emergenza-urgenza»

    Il dottor Desai scrive alla premier Meloni: «Ridurre la tassazione sui medici che lavorano nell’emergenza-urgenza»

    «Il Servizio Sanitario Nazionale è in grossa difficoltà così come (forse anche peggio) la medicina d’emergenza-urgenza. Non ci sono medici che vogliano intraprendere questo percorso e, ad onor del vero, perché dovrebbero?». L’interrogativo, retorico, lo ha posto il dottor Antonio Desai, giovane medico biscegliese in servizio all’istituto clinico Humanitas di Milano, sollevando la questione purtroppo irrisolta della scarsa attrattività di alcune specializzazioni.

    «Dove è il vantaggio nello scegliere questa branca? Turni massacranti, continue vessazioni da parte dell’utenza, impossibilità a svolgere attività libero-professionale e molto, molto altro» ha osservato Desai. «Non è più semplice scegliere un settore in cui svolgere attività ambulatoriale tra l’amore ed il ringraziamento dei pazienti?

    È forse economicamente vantaggioso? Assolutamente no, anzi! È, in tutta probabilità, la specialistica con la minor retribuzione. Allora, perché scegliere il pronto soccorso? In effetti non c’è motivo» ha aggiunto.

    Il dottor Desai si è rivolto alla premier Giorgia Meloni e al ministro della salute Schillaci: «Più volte avete paventato la possibilità di incrementare il salario ma, come spesso accade, non ci sono fondi. Allora, mi chiedo, perché non ridurre la tassazione per i medici che, ogni giorno, portano avanti questa branca tanto importante quanto destinata (altrimenti) al fallimento?» la sua proposta.

    «Anziché tassare il lavoratore al 43% (come ora accade) perché non introdurre una aliquota fissa, ad esempio, al 15%? Il risultato sarebbe un salario netto maggiore rispetto a quello oggi previsto. Sia chiaro, non penso che un provvedimento del genere risolverebbe del tutto il problema della carenza del personale sanitario in questo settore, sia chiaro. Sarebbe però un piccolo passo verso una riforma volta a salvare questa meravigliosa specialità alla quale mai si dovrebbe rinunciare».

  • Ruvo, ragazzini danneggiano la statua di Talos per farsi un selfie e chiedono scusa con una lettera

    Ruvo, ragazzini danneggiano la statua di Talos per farsi un selfie e chiedono scusa con una lettera

    «Che fosse stato un maldestro incidente e non un atto vandalico a danneggiare la statua di Talos in piazza Dante ce lo avevano già detto molto chiaramente le immagini delle telecamere che avevano filmato il fatto. Oggi i ragazzini responsabili del danno, da me incontrati, hanno scritto di loro pugno una lettera di scuse a Massimiliano Di Gioia, l’artista autore dell’opera». Queste le parole con cui Pasquale Chieco, sindaco di Ruvo di Puglia, ha sintetizzato gli sviluppi a proposito della vicenda che ha sollevato un polverone nella comunità, con la scoperta, nei giorni scorsi, del danno arrecato al monumento. L’ipotesi dell’atto vandalico, in realtà, non ha convinto gli agenti della Polizia Locale ruvese e l’utilizzo dei video di sorveglianza ha confermato che dei giovanissimi, intenzionati a scattarsi un selfie, erano saliti in cima alla statua finendo per rovinarla durante la discesa.

    «Se vogliamo era il minimo che potessero fare, l’ABC dell’educazione, ma è importante partire da lì, dall’assunzione di una responsabilità, dalla comprensione di avere rovinato un bene comune, qualcosa che appartiene a tutta la comunità» ha commentato Chieco a margine dell’incontro con i due ragazzi, entrambi 16enni.

    «La nostra intenzione era quella di farci una semplice fotografia ma per sfortuna, scendendo dalla statua, è accaduto l’impensabile. Da questo errore cercheremo di trarne un insegnamento per il futuro» è quanto riportato nella breve lettera con cui i giovani hanno rivolto le loro scuse all’autore dell’opera.

    «Conosco Max come un artista molto generoso; il regalo che ha fatto nella città di Ruvo di Puglia merita rispetto. Gli ho chiesto di riparare la statua. So che avrebbe preferito dedicarsi a una nuova avventura artistica, invece, ancora per un po’, gli toccherà prendersi cura del suo/nostro Colosso. Sarà l’occasione per rinnovargli la nostra gratitudine» ha concluso il Sindaco.

  • L’incontro dell’anno

    L’incontro dell’anno

    L’episodio “merita” di essere raccontato perché riassume tutta una serie di eventi analoghi che talvolta credo accadano solo ai giornalisti, anche se so perfettamente che non è così…
    Estate, se non ricordo male agosto, sicuramente di pomeriggio. Sono con un altro giornalista all’interno di un bar-pasticceria: ci dirigiamo verso l’uscita per proseguire la conversazione e, una volta lasciatici alle spalle la porta mi passa davanti un uomo, intorno alla cinquantina. Un volto a me completamente sconosciuto.
    Si ferma a due passi e, senza salutare, pronuncia poche parole, guardandomi e quindi immagino rivolte a me: «Quando scrivi un articolo puoi anche chiamare. Il mio numero ce l’hai». E fila via in mezzo secondo netto senza aggiungere altro. Il collega, non biscegliese, mi fa: «Ma chi è?». E io di rimando: «Boh».
    Credo che questo sia stato, in assoluto, l’incontro dell’anno. Ho cercato di fare mente locale su chi potesse essere la persona incrociata all’esterno di quel bar al punto da andare a riprendere il lavoro compiuto nei giorni precedenti ma poi, oggettivamente, ha prevalso il dubbio che si potesse trattare di un pezzo risalente a molto tempo addietro se non addirittura (come capita spesso) di qualcuno che ha sbagliato destinatario della “lamentela”: non sono rari i casi in cui mi è stato chiesto di correggere o addirittura rimuovere notizie mai pubblicate dagli organi di informazione per i quali lavoravo, come se io fossi nelle condizioni di controllare in qualche modo l’operato di altri colleghi.
    L’enigma, molto probabilmente, rimarrà irrisolto ma non è certo la prima volta che mi capita di essere avvicinato da persone convinte di essere riconosciute all’istante ma che io non ricordo di aver mai visto in vita mia. E infatti è successo di nuovo pochi giorni prima di Natale, tanto da alimentare i sospetti (legittimi) di un mio graduale rincoglionimento precoce…

  • Andria, quattordicesima donazione di organi dell’anno all’ospedale “Bonomo”

    Andria, quattordicesima donazione di organi dell’anno all’ospedale “Bonomo”

    È salito a 14 il numero delle donazioni di organi nel 2023 all’ospedale “Bonomo” di Andria. Un uomo di 54 anni, originario di Terlizzi, ha donato il fegato e le cornee. Le operazioni di coordinamento sono state gestite dal dottor Giuseppe Vitobello: l’équipe del Policlinico di Bari ha prelevato il fegato mentre le cornee sono state prelevate dal dottor Fabio Massari di Andria e inviate alla Banca degli occhi di Mestre. «A dare il consenso alla donazione è stata la figlia dell’uomo – racconta Vitobello – lo ha fatto senza alcuna esitazione e noi gliene siamo grati. Ancora una volta il “sì” alla vita ha messo in moto una macchina organizzativa in cui tutti gli operatori di presidio hanno svolto perfettamente il loro lavoro».

    Tiziana Dimatteo, Direttore generale Asl Bt, ha rimarcato: «Ci uniamo al dolore della famiglia. Il nostro grazie è per aver regalato speranza a chi oggi sta ricevendo gli organi di questo uomo e solo per questo può continuare a vivere». 

  • Il Bisceglie calcio si aggiudica il memorial “Franco Di Reda” organizzato dalla Virtus Bisceglie

    Il Bisceglie calcio si aggiudica il memorial “Franco Di Reda” organizzato dalla Virtus Bisceglie

    Un bel pomeriggio di calcio per onorare la figura dell’indimenticato Franco Di Reda nel memorial organizzato dalla Virtus Bisceglie mercoledì 27 dicembre sul sintetico del “Di Liddo”. Tre incontri sulla distanza dei 45 minuti fra le tre compagini della città indissolubilmente legate ai trascorsi di Franco Di Reda, da calciatore e allenatore, nelle diverse fasi della sua vita. Ha vinto il Bisceglie calcio, team partecipante al campionato di Eccellenza, per effetto del successo di misura (1-0) ai danni della Virtus Bisceglie nel primo incontro e dell’11-10 dopo i calci di rigore nel confronto con il Don Uva, conclusosi sullo 0-0 mentre i biancazzurri di mister Maffucci si sono imposti per 2-1 nell’ultima sfida con i cugini del Don Uva (in gol Porcelli e Silvestri). Buonissima la cornice di pubblico sugli spalti. Il Bisceglie ha concluso con 5 punti, la Virtus con 3, il Don Uva con 1. Due test abbastanza indicativi per la Virtus, benché rimaneggiata da alcune assenze: Montrone e compagni non hanno sicuramente sfigurato al cospetto del Bisceglie, sfiorando il gol in un paio di circostanze e cedendo soltanto per una sfortunata autorete. Buona anche la prestazione offerta nella partita con i biancogialli, “macchiata” da un’altra deviazione fortuita nella propria porta di un calciatore virtussino, al punto che tutte le 4 segnature del torneo sono state realizzate dai biancazzurri…

    Il premio di miglior giocatore del triangolare è stato assegnato a Gianmarco Monaco del Bisceglie calcio mentre quello di top scorer se l’è aggiudicato Mauro Silvestri della Virtus. Trofeo di miglior portiere a Roberto Troilo del Don Uva, che ha intercettato ben cinque conclusioni dal dischetto nella lunga lotteria con il Bisceglie in cui si sono registrati ben 16 rigori a testa. La breve cerimonia di premiazione alla presenza del sindaco Angelantonio Angarano ha concluso l’evento, promosso con l’obiettivo di ricordare Franco Di Reda, a tutti gli effetti un protagonista di assoluto rilievo nella storia del calcio biscegliese che l’intera famiglia Virtus, con smisurato affetto e totale riconoscenza, porta nel cuore per gli esemplari insegnamenti lasciati in dote nel corso della sua amorevole collaborazione con il club.

    Foto di Cristina Pellegrini

  • Armato d’ascia rapina il bar di un distributore di carburanti per 80 euro: arrestato / VIDEO

    Armato d’ascia rapina il bar di un distributore di carburanti per 80 euro: arrestato / VIDEO

    Ha fatto irruzione, incappucciato e armato di un’ascia, all’interno del bar di un distributore di carburanti a San Nicandro Garganico, nel foggiano, minacciando il titolare dell’attività di consegnargli l’incasso per poi dileguarsi nella notte del 24 ottobre scorso. I Carabinieri lo hanno individuato attraverso la visione delle immagini del sistema di videosorveglianza e dopo aver raccolto ulteriori informazioni sono risaliti all’identità del presunto responsabile del furto, un 20enne originario del luogo. Il giovane è stato arrestato. Il bottino del “colpo” era consistente in appena 80 euro di incasso.

  • Chiara Ferragni: racconti di grana

    Chiara Ferragni: racconti di grana

    Il fragoroso clamore mediatico suscitato dalla vicenda del pandoro (e poi delle uova pasquali) “griffate” Chiara Ferragni ha generato una marea di reazioni sui social sotto gli articoli con i quali migliaia di organi di informazione, soprattutto italiani, hanno aggiornato sugli sviluppi. Numerosi sono stati anche i pezzi di opinione, con una rilevante prevalenza di commenti antipatizzanti nei confronti della 36enne nativa di Cremona.

    Questo, devo ammetterlo, potrebbe sembrare di primo impatto l’ennesimo affondo della serie ed è fondamentale, a maggior ragione, provare subito a mettere le cose in chiaro. Non ho alcuna antipatia nei confronti di Chiara Ferragni e non sono animato da alcuna avversione nei suoi riguardi. Non sono certo, al tempo stesso, il suo più convinto sostenitore e non l’ho mai seguita sui social esercitando, nel pieno rispetto verso la persona, il mio diritto a non essere interessato ai contenuti che legittimamente propone.
    Sarò ancora più schietto: mi chiedo, in tutta franchezza, come possa Chiara Ferragni riuscire a convincere così tante persone a compiere acquisti in seguito ai suoi consigli e azzardando paragoni esagerati non oso immaginare quello che una “cliente” abituale di Ferragni spenderebbe se a dispensare consigli sui social ci fossero state, che ne so, Audrey Hepburn o Virna Lisi, giusto per alzare il livello sulle vette assolute…


    Il tema che credo andrebbe affrontato, però, è un altro: com’è possibile che una donna divenuta così ricca sia male assistita? Mi riferisco alla natura dei contratti di cessione dei diritti di sfruttamento dell’immagine sottoscritti con Balocco e altre aziende. Da che mondo è mondo, come accade da decenni nello sport professionistico, con l’Nba apripista, quando un personaggio noto è richiesto come testimonial commerciale e l’impresa committente ha intenzione di annunciare iniziative benefiche collegate alla vendita di determinati prodotti, è buona prassi da parte dei legali della star di turno fare inserire una clausola tramite la quale l’azienda è tenuta, a fine vendita, a comunicare alcuni dati e soprattutto dimostrare l’avvenuta donazione in beneficenza. L’impressione è che tutto ciò, in uno o più casi nei quali è coinvolta Chiara Ferragni, non sia accaduto e del resto se l’influencer avesse potuto in qualche modo “inchiodare” Balocco alle proprie responsabilità lo avrebbe fatto nel video “strappalacrime” che rappresenta, al contrario, la classica toppa peggiore del buco. Insomma, l’America è ancora lontana sotto alcuni punti di vista e ritengo pazzesca, imperdonabile la leggerezza con cui quell’autentica macchina da soldi che risponde al nome di Chiara Ferragni pare essere “gestita”, dall’assistenza legale lacunosa alle masochistiche scelte di comunicazione. Il diluvio di meme seguiti a quella clip inopportuna e il fenomeno del defollowing (cioè la diminuzione del numero di fans che seguono l’imprenditrice) certificano il fallimento della strategia adottata per uscire dalla melma e sottrarsi alla gogna per quanto possibile.

    Abbiamo scoperto, in pratica, che l’imprenditrice numero uno in Italia, la donna capace di costruire un impero sulla sua credibilità e sulla sua immagine, non è stata in grado di tutelare quella immagine quando sarebbe bastato esercitare il sacrosanto diritto a fornire il suo marchio in cambio (oltre che di denaro) del controllo dell’effettivo rispetto di quanto comunicato dall’azienda a proposito delle attività benefiche collegate alla vendita di un prodotto con il suo volto in bella mostra. E come può capitare a ciascuno di noi quando coinvolgiamo un amico in una cena, il tizio va via prima del tempo per non pagare il conto e ci troviamo costretti a saldare per non fare brutte figure con gli altri, ecco che Chiara Ferragni ha deciso di pagare il conto del commensale “sbadato” ma commettendo l’errore di sbandierarlo ai quattro venti facendo incazzare tutti. Un capolavoro alla rovescia. In fondo, non sono altro che racconti di grana…

  • Fenomenologia del ponte di via della Repubblica

    Fenomenologia del ponte di via della Repubblica

    Abbiamo chiuso il quadro. Ci mancavano soltanto le mie considerazioni sulla vicenda che ha letteralmente appassionato, infervorato, inferocito, attorcigliato e diviso i biscegliesi nelle ultime ore: il ponte ciclopedonale di via della Repubblica.

    Un’opera della quale è stato raccontato e seguito, minuto per minuto, il trasporto a bordo di un veicolo speciale. Si è scritto e parlato di code provocate dal passaggio del prezioso convoglio lungo la statale 16 bis. Si sono analizzate le possibili ripercussioni per il traffico veicolare in città a causa della momentanea chiusura di un tratto di via della Repubblica. Mirabili “colleghi” si sono avventurati, a sprezzo del pericolo, nelle immediate vicinanze della mastodontica realizzazione durante i lavori di posizionamento da parte dell’impresa. La vibrante polemica sul semaforo provvisoriamente rimosso all’altezza dell’incrocio con corso Umberto I ha emozionato le genti, tenendo tutti con il fiato sospeso fino alla risoluzione positiva della questione con il reintegro dell’impianto. Chiunque, sui social, si è sentito in dovere, oltre che nel pieno diritto, di sfoderare le proprie (indiscutibili!) conoscenze ingegneristiche, architettoniche e urbanistiche ed esprimersi nel merito. E mentre i più arditi si sono sbilanciati reclamando la primogenitura dell’eventuale denominazione “Ponte dei sospiri”, evidentemente frutto di un enorme sforzo di fantasia, gli ultrà del sindaco Angelantonio Angarano, dopo aver concluso i selfie davanti al ponte non ancora montato, hanno ammonito i detrattori e promesso liste di proscrizione nel caso di successivi ripensamenti, difendendo la “straordinaria magnificenza” del ponte.
    Ne consegue che aggiungere qualcosa di realmente interessante a un tale diluvio di informazioni spesso prive di contesto e di considerazioni personali sconclusionate e poco attinenti alla realtà sarebbe impresa complicata per chiunque. Correrò volentieri il rischio.

    Il dibattito è viziato da una generale sottovalutazione di alcuni dati: quel ponte ciclopedonale è compreso in un più articolato progetto di riqualificazione del rione Santa Caterina e del fronte porto, che ha visto la luce quasi 20 anni fa e nel quale figura anche la pedonalizzazione di via Mercadante, sulla quale è sempre meglio tornare lontano dai pasti per evitare spiacevoli inconvenienti gastrici… Ciascuno ne tenga conto per valutare l’effettiva obsolescenza degli interventi effettuati adesso rispetto all’epoca in cui erano stati ipotizzati. L’utilità del ponte, se ci fermiamo a fotografare la situazione attuale, è oggettivamente pari a zero: via Prussiano e tutta l’area dell’ex Macello non sono state ancora riqualificate, la zona attigua a via dei pescatori andrebbe bonificata (in tutti i sensi!) e chi ironizza apertamente sui vantaggi che potrebbero derivarne per gli “spaccini” a bordo delle bici elettriche in un più rapido attraversamento di due aree della città ai fini delle “consegne” purtroppo potrebbe non essere così lontano dalla realtà… Guardando con lungimiranza si scoprirebbe una certa utilità di quel passaggio soprattutto nei mesi estivi ma con tutta la buona volontà possibile, contrariamente a quanto affermato da Angarano e ripetuto dai componenti della sua curva, quella struttura in legno priva di trasparenze non pare prestarsi più di tanto al ruolo di suggestiva attrazione turistica. I tentativi iniziali di promozione, magari, sortiranno un leggero rimbalzo di notorietà che si affievolirà inesorabilmente. L’unica vera preoccupazione riguarda l’impellente necessità di installare sistemi di videosorveglianza per la deterrenza dei temuti fenomeni vandalici, in particolare del pericolo di lancio di sassi e oggetti dal ponte verso gli automobilisti in transito su via della Repubblica. Qualcuno deve pur scriverlo chiaramente, così come non si può sottovalutare un’altra situazione che si verificherà nei prossimi mesi: si è pensato a disciplinare o addirittura vietare la permanenza sul ponte nelle occasioni in cui saranno sparati fuochi d’artificio? Qual è il massimale di peso che il ponte può sostenere? Mi auguro con tutto il cuore che le contromisure siano già state studiate ma se ciò accadrà soltanto a seguito della lettura di questo articolo sarei contento di sentirmi raccontare una bugia, purché si provveda. Mi raccomando.

    Mi sono chiesto, in questi giorni, cosa si sarebbe scritto sui social se fossero esistiti ai tempi in cui fu costruito il famigerato ponte di strada Macchione, opera accessoria della statale 16 bis realizzata nel 1990 (al costo di diversi miliardi di lire) per consentire un più rapido accesso ad alcuni terreni agricoli in direzione Corato e completamente superata in termini di utilità dagli avvenimenti successivi. Quella struttura, però, ha saputo dare tanta gioia e felicità ai biscegliesi diventando meta fissa per la camporella e nessuno, oggi, si sognerebbe di farla demolire malgrado sia transitata da poche decine di mezzi al giorno.

    La morale di tutta questa bizzarra pantomima di provincia, a volerla trovare, è che viviamo un presente di immediata esecutività (come si dice in consiglio comunale per validare un provvedimento appena votato) ma restiamo ancorati ad un passato di nodi irrisolti. Proviamo a guardare lontano, smettendola di dividerci in “guelfi” e “ghibellini” per un ponte al quale dopo le festività natalizie avremo fatto l’abitudine e immaginiamo una Bisceglie del futuro più efficiente e finalmente vivibile: strade pulite e percorribili, marciapiedi non divelti, segnaletica chiara, percezione di sicurezza. E per favore, la si finisca con il proporre continuamente il mare, il sole, i tramonti, le chiese, i monumenti e le risorse naturali come “cartolina”: la qualità della vita cresce con tutto il resto, con quello che tocca realizzare quotidianamente in termini di senso civico e intorno ad una visione di città. Se qualcuno non lo ha ancora capito, stiamo veramente freschi…
    La qualità della vita si migliora con le comunità energetiche, con l’estensione delle zone pedonali nel centro storico, con l’adeguamento delle scuole e degli impianti sportivi agli standard mondiali (non europei: mondiali). Il bello che c’è già va tutelato, ci mancherebbe altro: guai però illudersi che non sia urgente rendere bello ciò che adesso non lo è. Il ponte ciclopedonale che sovrasta già via della Repubblica oggi come oggi non è utile e non è bello ma questo non colpevolizza chi crede il contrario e non assolve chi la pensa come me: tocca alla comunità intervenire per dare un senso ad un’opera che altrimenti resterà priva di significato. Anche perché andare in camporella d’inverno, a piedi o in bici, riesce un po’ scomodo…

    Foto dal profilo social di Onofrio Musco

  • Basket, appunti sparsi dalla B Nazionale fra infrasettimanale e mercato

    Basket, appunti sparsi dalla B Nazionale fra infrasettimanale e mercato

    Sia chiaro. Non ho cambiato idea sui turni infrasettimanali: per me andrebbero aboliti ma questo equivarrebbe a giocare sempre e in Italia non mi sovviene l’esistenza di così tante strutture sportive al coperto dotate di aria condizionata…
    Ho scelto da qualche mese, come sa bene chi mi segue con maggiore attenzione, di tornare al mio grande amore in pianta quasi stabile e dedicare molte più ore della giornata che nel recente passato alle vicende cestistiche del Bel Paese. La creazione del nuovo campionato di Serie B Nazionale mi ha affascinato fin dalle premesse della tanto vituperata riforma Fip che in realtà alla lunga potrebbe produrre effetti benefici in termini di riduzione del numero di società in grado di reggere certi livelli e soprattutto nel senso di un necessario maggiore riconoscimento delle professionalità e delle capacità.
    Siamo alle questioni di campo. La regular season da 34 giornate e il famigerato inserimento di diversi infrasettimanali con cicli di tre partite in otto giorni è una novità talmente rilevante che nelle analisi spesso si sottovaluta la maggiore incidenza di alcuni fattori: trasferimenti lunghi ed estenuanti, margini ridotti per il lavoro in palestra e i necessari adeguamenti tattici rispetto agli avversari di turno, pochissimo tempo a disposizione per preparare le partite. Gli esempi più critici riguardano il girone B, quello in cui sono state messe insieme le 18 formazioni più a est, ma sull’altro versante non se la passano meglio…


    Andiamo a ovest, nel gruppo A ritenuto dagli addetti ai lavori leggermente inferiore, per livello medio, rispetto al raggruppamento B. Dominio toscano, con cinque formazioni nelle prime sette posizioni di classifica e i quattro posti al vertice distribuiti fra due città: la Libertas Livorno e la Herons Montecatini guidano con un record 10-3 tallonate da Montecatini Basket e Pielle Livorno (9-4). Retrovie destinate, per il momento, soprattutto alle compagini campane e laziali: nessuna delle sei squadre di queste regioni ha un saldo positivo fra vittorie e sconfitte. Il dato è incontrovertibile e descrive con eloquenza le generali difficoltà di adattamento delle realtà dell’Italia centro-meridionale alla dimensione della B Nazionale, dentro e fuori dal rettangolo di gioco. Differenti e più complessi adempimenti organizzativi (sia in termini di trasferte che di accoglienza), accresciute esigenze di tempo, competenze e professionalità da dedicare alla gestione delle società sembrano aver pesato in misura notevole su diversi club. È un’impressione chiara, al netto di eccezioni lodevoli e casi di analoga difficoltà che si sono verificati al nord. La situazione tecnica più preoccupante è quella di Caserta, che ha vinto soltanto un match – contro Salerno – infilando una serie di 10 stop consecutivi. Il ds Nando Gentile è alla ricerca di correttivi: l’ultimo colpo in ordine di tempo è l’ingaggio del playmaker ex Bisceglie Donato Vitale mentre dovrebbe andar via l’esterno italo-statunitense Diego Lucas. Gli infortuni di Alfonso Zampogna (lesione al crociato) e Niccolò Moffa (metatarso) hanno ridotto le rotazioni e il potenziale di un gruppo costruito con ambizioni ben diverse. La contingente indisponibilità del palasport di via delle medaglie d’oro e lo spostamento ad Aversa per le sfide casalinghe non sono stati certo d’aiuto.



    Salerno, che ha rilevato il titolo di B Nazionale dalla Real Sebastiani Rieti (a sua volta salita in A2 per acquisizione di diritto sportivo), è penultima malgrado le quattro vittorie in ragione di una penalizzazione di 3 punti relativa al ritardato pagamento di una rata integrativa della scorsa stagione. Se il lituano Mantvydas Staselis (16.9 punti di media con il 44% da tre) ha finora dimostrato di meritare il proscenio del terzo torneo cestistico italiano dopo essere stato costretto dai regolamenti a giocare in categorie inferiori, qualche giovane scommessa non ha sortito gli effetti sperati. Il tecnico di origini argentine German Sciutto (con una lunga carriera in Italia da giocatore) non è mai stato in discussione: il patron Renzullo dovrà con ogni probabilità intervenire sul roster per provare ad invertire la rotta.

    Segnali di ripresa dalla Npc Rieti di coach Ciccio Ponticiello, che ha messo due vittorie consecutive alle quali è seguita la battuta d’arresto sul parquet di Treviglio contro Brianza Basket. L’ingaggio dello statunitense Terrence Roderick (ex Agropoli e Chieti fra le altre) comporterà la rinuncia all’italo-argentino Tomás Cavallero e aggiungerà, nei piani della dirigenza, pericolosità offensiva al collettivo che segna meno nel girone (71.3 punti in media). Il club reatino aveva già sostituito il lungo Pietro Agostini (rientrato nelle vicinanze della sua Trieste per motivi familiari) con Kevin Cusenza. Movimento un po’ inatteso dalla Campania alla Lombardia: l’ex Molfetta Guido Scali ha lasciato Sant’Antimo (dove contribuiva alle sorti della squadra con 8.5 punti giocando quasi 31 minuti di media) per accasarsi a Legnano prendendo il posto di Enrico Gobbato (finito in B interregionale al Roseto 20.20).

    Settimana frizzante anche a est con un turno contrassegnato da risultati solo apparentemente sorprendenti e un mercato parecchio vivace. Il secondo disco rosso di stagione per la Pallacanestro Ruvo è semmai la certificazione di quanto resti stregato qualsiasi incrocio con Faenza. I biancazzurri di coach Federico Campanella (un toscano che guida il gruppo B) hanno ceduto di misura al cospetto di una formazione rigenerata dalla cura dell’ottimo Alessandro Lotesoriere, subentrato alla dolorosa separazione con Gigi Garelli.



    È doveroso contestualizzare, facendo la tara proprio su Ruvo, quanto sia complicato immaginare di vincere sempre e vincerle tutte: una corazzata come quella ben costruita da Nicola Fracchiolla e dai suoi collaboratori perderebbe difficilmente più di 4-5 gare in una regular season da 30 con trasferte mediamente più corte e non più di due infrasettimanali. Le 34 giornate, invece, rendono decisamente più digeribile qualche incidente di percorso e anche i più forti in assoluto possono attestarsi su un range complessivo di 6-8 sconfitte e conservare comodamente la loro prima posizione in graduatoria. Gente come Mantzaris e Stanic tre partite a settimana non deve farle a novembre o dicembre ma a maggio… Quanto a Ruvo, poi, la variabile infortuni è di quelle che fanno incazzare: un guaio dietro l’altro e 13 incontri di campionato mai affrontati al completo. Out Deri e Boev (assenze che però bisogna sempre considerare), al PalaCattani non è entrato Manuel Diomede (secondo match consecutivo saltato). Gli unici due atleti con 13 presenze effettive sono Galmarini e Toniato: Leggio e Contento ne hanno una in meno, Jackson e Traini due in meno, Ghersetti tre in meno senza contare le volte in cui ciascuno di loro ha giocato sul dolore, non al meglio e stringendo i denti pur di dare manforte. La misura della forza di uno squadrone del genere non è ancora nota ma lo sarà a breve…

    È già venuta fuori la sostanza di San Vendemiano, che il suo step migliorativo l’ha compiuto non a caso con il rientro di Edoardo Di Emidio dall’infortunio. Il club di Gherardini junior potrà sfruttare la tranquillità di un ambiente privo di pressioni, a differenza di quello che rappresenta il basket a San Severo e Roseto. Lo scontro diretto (foto copertina di Antonio Giammetta) ha premiato i gialloneri di coach Luciano Nunzi, che hanno superato una gran prova di maturità: ora nessuno storce il naso nel sentir parlare di un piazzamento fra le prime quattro posizioni ma in estate ero il solo nel sostenerlo con convinzione… Una delle chiavi della crescita di San Severo è il rendimento del play argentino Pierotti, salito vertiginosamente. L’irruenza di Tchintcharauli darà un’altra spinta alla compagine dauna. Dalle parti del Lido delle Rose, intanto, girano voci di mercato a profusione: l’ingaggio di Alessandro Paesano, in uscita da Chieti, era stato dato per certo a inizio settimana ma non si è concretizzato. Mitchell Poletti e Vangelis Mantzaris, due crack per la categoria, non sono al 100% della forma e Gramenzi deve centellinarne l’utilizzo. Il centro di ruolo Dimitri Klyuchnyk è messo continuamente in discussione ma resta un giocatore di Roseto. La piazza reclama l’innesto di un altro esterno di spessore da affiancare all’ottimo Santiangeli per completare un organico ulteriormente competitivo.


    Come una scheggia impazzita, nelle ultime tre settimane, ha iniziato a tenere banco la variabile Chieti. Si è detto e scritto molto della società guidata da Marchesani: i 3 punti di penalizzazione per il ritardo nel pagamento di spettanze destinate ad agenti di giocatori hanno rappresentato il segnale ben poco confortante di una situazione intricata. Qualcuno dovrebbe andar via in conseguenza della riduzione forzata del budget frutto di accordi di sponsorizzazione sfumati: i pezzi pregiati sono diversi e nelle ultime ore si è intensificata l’eco di rescissioni che ridurranno la consistenza tecnica della squadra di coach Daniele Aniello, già molto zoppicante lontano dal PalaTricalle (una sola vittoria). Ci si chiede, legittimamente, quali siano le probabilità di un clamoroso ritiro dalla competizione perché una volta superato il numero massimo di movimenti in uscita (tre) è logico che a qualche atleta di rilievo possa non andar bene il dover proseguire l’annata in un team depotenziato.



    Chi si rafforzerà è di sicuro Mestre: un contratto importante è quello siglato con il croato Sven Smajlagić, guardia di 33 anni in arrivo dal Cibona Zagabria e nel giro della nazionale, che nell’ultima stagione ha segnato 7.4 punti con 2.4 rimbalzi di media nella massima serie in patria. Non è Mantzaris ma alzerà la qualità del collettivo di coach Cesare Ciocca.

  • Ospedale del nord barese, lunedì riunione della commissione regionale sanità

    Ospedale del nord barese, lunedì riunione della commissione regionale sanità

    Si terrà lunedì 11 dicembre l’audizione richiesta da Filippo Caracciolo in commissione regionale sanità con all’ordine del giorno le questioni relative alla realizzazione del nuovo ospedale di Andria e dell’ospedale del nord barese fra Bisceglie e Molfetta. Lo ha reso noto il presidente del gruppo del Partito Democratico nell’assemblea. «La realizzazione dell’ospedale di Andria è un obiettivo che stiamo perseguendo con costanza e mettendo in campo tutti gli sforzi necessari» ha commentato l’esponente dem. Saranno presenti, secondo quanto riferito, l’assessore alla sanità Rocco Palese, il direttore del Dipartimento salute Vito Montanaro, il Direttore Generale dell’Asl Bat Tiziana Dimatteo, il responsabile del procedimento, il Direttore Generale Asset e i Sindaci Angarano (di Bisceglie) e Bruno (di Andria).

    «Quella di lunedì sarà l’occasione per definire, una volta di più e al meglio le procedure e la tempistica di realizzazione di un’opera fondamentale per migliorare l’offerta sanitaria del territorio. A tal proposito, sarà al centro della discussone anche la realizzazione dell’ospedale del nord barese a Bisceglie, un’altra opera importante sul cui iter stiamo prestando la massima attenzione» ha osservato Caracciolo. «L’attenzione della Regione Puglia per queste vicende è massima. Continuiamo a lavorare al fine di superare tutte le criticità e dare alla sanità della Bat la dignità che merita».